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Stilato un elenco dei 47 comuni campani colpiti da avvelenamento

di Sara Di Somma

Napoli – In questi giorni l’attenzione mediatica sembra concentrata in larga parte su un losco affare campano: lo sversamento di rifuti tossici nella Terra dei Fuochi e dei Veleni, perpetrato dalla mano della criminalità organizzata a danno dei cittadini tutti. Collusioni, connivenze, corruzioni, silenzi omertosi hanno mantenuto in piedi per troppo tempo il castello dorato che tanto denaro fruttava alla camorra. Dopo 25 anni, finalmente, l’opinione pubblica apre gli occhi, le coscienze sembrano risvegliarsi – non tutte purtroppo, coloro che sanno chi e per quale guadagno ha avvelenato la Campania, continuano a tacere – mentre la Campania chiede giustizia, bonifica dei territori, diritto alla salute.

Hanno fatto scalpore i ritrovamenti dei fusti contenenti rifiuti tossici a Casal di Principe e Qualiano, eppure è già molto tempo che in Campania c’è chi lotta contro quello che Angelo Ferrillo, ideatore e responsabile del comitato Terra dei Fuochi, ha definito “il più grande avvelenamento di massa di un Paese occidentale, la più grande catastrofe ambientale a ‘partecipazione pubblica’”. Perchè di partecipazione pubblica si tratta se coloro i quali avrebbero dovuto garantire la salute degli abitanti della Campania hanno, con più o meno tacita complicità, abdicato ai loro compiti istituzionali, lasciando ampio margine d’azione alle organizzazioni criminali.

Politici, imprenditori, istituzioni e cittadini collusi hanno firmato la condanna a morte di intere zone della provincia di Napoli e Caserta che, oggi, finiscono in una sorta di elenco dei caduti, una lista nera stilata dal Ministero della Salute che rende noti i 47 comuni campani più colpiti da avvelenamento.

Acerra, Arienzo, Aversa, Bacoli, Brusciano, Caivano, Camposano, Cancello ed Arnone, Capodrise, Capua, Carinaro, Carinola, Casagiove, Casal di Principe, Casaluce, Casamarciano, Casapesenna, Casapulla, Caserta, Castelvolturno, Castello di Cisterna, Cellole, Cervino, Cesa, Cicciano, Cimitile, Comiziano, Curti, Falciano del Massico, Francolise, Frignano, Giugliano in Campania, Grazzanise, Gricignano di Aversa, Lusciano, Macerata Campania, Maddaloni, Marcianise, Mariglianella, Marigliano, Melito di Napoli, Mondragone, Monte di Procida, Nola, Orta di Atella, Parete, Pomigliano d’Arco, Portico di Caserta, Pozzuoli, Qualiano, Quarto, Recale, Roccarainola, San Cipriano d’Aversa, San Felice a Cancello, San Marcellino, San Marco Evangelista, San Nicola la Strada, San Paolo Bel Sito, San Prisco, San Tammaro, San Vitaliano, Santa Maria a Vico, Santa Maria Capua Vetere, Santa Maria la Fossa, Sant’Arpino, Saviano, Scisciano, Sessa Aurunca, Succivo, Teverola, Trentola- Ducenta, Tufino, Villa di Briano, Villa Literno, Villaricca e Visciano.

Sono questi i territori – e si tratta di gran parte della provincia di Napoli e Caserta – in cui si vive con una doppia spada di Damocle sulla testa: da un lato l’emergenza ambientale – i terreni agricoli e le falde acquifere contaminate da sostanze altamente nocive – dall’altro l’elevato rischio di contrarre tumori o altre gravi patologie a causa delle suddette sostanze nocive migrate nell’aria, nel cibo, nell’acqua. Un vero e proprio biocidio, una catastrofe ambientale che aspetta solo di vedere puniti i responsabili di questa devastazione e che, probabilmente, dovrà attendere ancora a lungo.

Troppi ancora sono i silenzi che coprono i rifiuti tossici come la terra che li ha ingoiati: basti ricordare il processo Cassiopea che, per traffico di rifiuti tossici in Campania, ha visto imputati molti imprenditori del Nord Italia e, tra gli altri, l’ex governatore campano Antonio Bassolino. La vicenda si è conclusa con la prescrizione e l’amara delusione di chi chiedeva giustizia e ha ricevuto l’ennesimo schiaffo dalle istituzioni.

This post was published on Set 25, 2013 13:12

Redazione Desk

Questo articolo è stato scritto dalla redazione di Road Tv Italia. La web tv libera, indipendente, fatta dalla gente e con la gente.

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