Vesuvio, in caso di emergenza lo Stato non garantisce sicurezza. I cittadini della zona rossa ricorrono a Strasburgo

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Qualche giorno fa, la Protezione Civile ha utilizzato un gran dispiego di mezzi per un’esercitazione in caso di tsunami a Napoli che, evidentemente, non è stata gradita da tutti i cittadini, molti dei quali hanno ricordato l’importanza di esercitare la cittadinanza e le forze preposte al soccorso alla crisi d’emergenza che si creerebbe qualora il Vesuvio, che ogni giorno fa da sfondo al panorama della nostra bella città, si risvegliasse.

I cittadini della cosiddetta zona rossa, ovvero quella a più elevato rischio in caso di catastrofe, non sono soddisfatti delle misure di sicurezza ed informazione adottate dallo Stato in merito. In una situazione di improvvisa emergenza – l’Osservatorio Vesuviano monitora costantemente l’attività del Vesuvio, ma un evento esplosivo potrebbe sorprendere Napoli nonostante il controllo quotidiano – i cittadini non sarebbero, a loro parere, sufficientemente tutelati per questo un gruppo di 12 abitanti della zona vesuviana ha ritenuto opportuno ricorrere alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo contro lo Stato italiano.

“Da cittadino che vive a Barra da anni, non ho mai ricevuto informazioni su come comportarmi nel caso in cui il Vesuvio dovesse esplodere. Stessa cosa vale per mia figlia che frequenta le elementari: non esiste un piano di evacuazione chiaro. O almeno che sia a conoscenza di chi deve metterlo in pratica” è quanto ha dichiarato, in un’intervista a “La Repubblica”, il promotore dell’iniziativa di ricorso, Rodolfo Viviani, presidente dell’associazione “Per la grande Napoli” . Il rischio che la “bomba ad orologeria” di Napoli esploda creando il caos sarebbe elevatissimo: “al di là della necessità di porre fine agli abusivismi edilizi, che oltretutto spesso ostruiscono le vie di fuga previste – ha concluso Viviani – mancano soprattutto informazione, sensibilizzazione e chiari piani di evacuazione. Quasi non sappiamo neanche cosa fare se viene un terremoto. Figuriamoci il resto. Ci auguriamo che la Cedu possa richiamare lo Stato all’ordine. Per ora siamo nella fase del “richiamo”, dopo potremo passare alla fase propositiva”.