Ucciso da Cutolo, il figlio di Giuseppe Salvia: “Mio padre un esempio”

Claudio, figlio di Giuseppe Salvia, aveva solo 3 anni quando il padre, vicedirettore del carcere di Poggioreale, veniva fatto uccidere per ordine del boss della Nco.

Aveva 3 anni Claudio Salvia, 5 suo fratello maggiore Antonino, quando un commando della camorra il 14 aprile 1981 uccideva il loro papà, Giuseppe Salvia per ordine di Raffaele Cutolo. La sua colpa secondo il capo della Nuova Camorra Organizzata era averlo perquisito personalmente, nonostante il suo rifiuto dopo il ritorno da un processo. Delitto che ammise per la prima volta soltanto nel libro “La vendetta del boss. L’omicidio di Giuseppe Salvia” di Antonio Mattone.

“A tre anni i ricordi sono un pochino sbiaditi”.

Quello che però Claudio Salvia ricorda nitidamente è il testamento morale che suo padre gli ha lasciato e che sua madre è riuscita a trasmettergli.

“L’esempio di papà è uno dei più grandi esempi che un padre possa dare ai propri figli”.

Sacrificare la propria vita per un ideale più grande, in un’epoca in cui lo Stato si dimostrò assente, non soltanto per Giuseppe Salvia, vicedirettore del carcere di Poggioreale che oggi porta il suo nome. Mentre il detenuto Raffaele Cutolo per alcuni non era un normale detenuto, ma piuttosto un ospite al quale spettavano particolari privilegi.

“Grandi storici hanno definito gli anni 70 e 80, gli anni più bui della repubblica italiana. E mio padre si trovava a lavorare in un contesto molto difficile: il carcere di Poggioreale qui a Napoli era definito il peggiore d’Europa. Mio padre invece ha costituito un punto di resistenza contro la Camorra. I privilegi di cui lei diceva, esistevano effettivamente all’interno di quel carcere in quegli anni che lì transitava per vari processi, usufruiva di enormi benefici e tutto ciò era voluto e lasciato fare dallo Stato, proprio dallo stesso stato che avrebbe dovuto contrapporsi a quel criminale. E questa è storia: Raffaele Cutolo entra in carcere non come boss della Camorra, ma per un omicidio che non era assolutamente riconducibile a una associazione criminale”.

Ai funerali di Stato per Giuseppe Salvia il sindaco non si presentò, e nemmeno l’allora ministro della Giustizia, dice il figlio Claudio, l’arcivescovo non celebrò messa.

“Lo stato non si è costituito parte civile nell’81”.

Un’assenza che faceva rumore. Ma per fortuna le cose a volte cambiano in meglio. L’esempio dato da Salvia si può dire, è servito a qualcosa.

“Oggi lo Stato è cambiato completamente e le posso dire che la prefettura di Napoli è molto sensibile a tematiche di questo tipo, a partire dal nostro prefetto Marco Valentini, che è persona molto sensibile a tutte queste tematiche”.

Ed è vicino alle vittime. A partire dai ristori per l’usura e l’estorsione previsti dal Ministero degli Interni. Qualcosa è davvero cambiato.

This post was published on Apr 16, 2021 10:19

Redazione Desk

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