di Anna Copertino
Il 10 Agosto del 2000, a Pianura, si spengono per sempre i sogni di Luigi Sequino e Paolo Castaldi, due giovani di 20 e 21 anni. Come stelle cadenti nella notte di San Lorenzo, Gigi e Paolo, muoiono trucidati, sotto i colpi spietati di quella camorra assurda, che troppo spesso, miete vittime innocenti. Quei colpi di fucili a canne mozze, non uccidono solo Gigi e Paolo, ma due intere famiglie, e tanti altri che da sempre amavano e amano quei due giovani.
Uccidono, chi è stanco di queste guerre, e dell’indifferenza dei troppi che dicono: “Se non mi tocca non è affare mio”. Chi è stanco, di sperare, stanco di chi, troppo spesso, si volta dall’altra parte per non guardare.
Uccidono, chi vorrebbe stare sotto casa a raccontarsi i progetti, i sogni, a dirsi “buone vacanze, amico mio a settembre ci racconteremo tutto”, invece quel settembre e tanti altri ancora, non arriveranno più….perché dove abiti “Tu”, abita anche un camorrista, Rosario Marra, genero di quel Pietro Lago, del clan Lago di Pianura. Gigi e Paolo furono scambiati dal clan rivale per i suoi guardaspalle.
E’ cosi che, la mano assassina della camorra, della faida tra il clan Lago e i nemici giurati dei Marfella uccide Gigi e Paolo. Perché anche se non hai nessuna colpa, puoi essere confuso per appartenente al clan Lago, e non importa se sei sereno con il tuo amico di sempre, in auto, sotto casa ad ascoltare musica, questo non impedirà a quattro sicari di arrivare e sparare all’impazzata, senza nessuna dignità e rispetto per due giovani ed innocenti vite.
Solo più tardi, nel 2006, quando più, nessuna stella e nessun desiderio ci sono per Gigi e Paolo, le parole di un pentito, Raffaele Bavero e le indagini, faranno chiarezza sull’accaduto, rompendo il muro d’omertà, e verranno assicurati all’ergastolo, Eugenio e Pasquale Pesce, quali esecutori materiali della strage.
Chi ha potuto guardare gli occhi di Rosaria e di Vincenzo, rispettivamente la mamma di Gigi ed il papà di Paolo, chi ha potuto leggere nelle loro anime ed ascoltarne le parole “perdere un figlio è come se ti strappassero la carne da dosso” avrà avuto una grande lezione di vita e si sarà arricchito di quello che è il perdono. Lo Stato, siamo noi, non loro.
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This post was published on Set 13, 2013 14:24
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