
Il patrimonio artistico-culturale di Napoli si arricchisce di una nuova perla: la tipografia-museo. Proprio così, il 15 giugno 2025, tra i vicoli della storica Anticaglia, ha aperto le porte al pubblico uno spazio inedito dove poter ammirare l’arte della stampa, dai tempi antichi ai giorni nostri. Il tutto nasce nell’ex Chiesa di Santa Maria della Vittoria, ex luogo sacro abbandonato da più di 70 anni che ritorna a vivere grazie a questo progetto innovativo di Carmine Cervone, tipografo dei decumani superiori partenopei. Al suo interno il visitatore si ritrova in una sorta di macchina del tempo, in una scenografia del tutto suggestiva: vecchie attrezzature, rulli e stampe di vecchie pagine di giornali, e potrà partecipare a delle vere e proprie visite guidate che illustreranno ogni singola macchina con opportune spiegazioni storiche e di utilizzo. Ogni attrezzo è ancora in funzione, pronto per laboratori, stampe d’arte, performance tipografiche. Il museo, infatti, non è solo esposizione ma officina viva, dove studenti, artisti e curiosi possono imparare i gesti antichi della stampa manuale. Santa Maria della Vittoria un tempo era un rifugio spirituale ma oggi quel silenzio che la caratterizzava è rotto da un rumore particolare: quello della stampa artigianale, delle mani che compongono e la imprimono. La trasformazione della chiesa in tipografia-museo è il frutto di un progetto culturale audace che unisce restauro, artigianato e cultura.
Da una semplice chiacchierata avuta nei giorni scorsi con Carmine ne è nata poi una breve intervista che l’imprenditore ha voluto concedere per RoadTv Italia:
Buongiorno Carmine, grazie per aver concesso quest’intervista. Chi è Carmine Cervone? Parlaci un po’ di te
Buongiorno a te e grazie per l’attenzione. Sono un ragazzo di 51 anni, nel mondo della stampa e della tipografia per la terza generazione che, pur volendo fare ‘semplicemente’ il grafico, sono poi rimasto intrappolato nelle ‘caselle’ delle casse tipografiche, piene di caratteri e parole. Le antiche macchine tipografiche, e fondamentalmente i caratteri, sono elementi che hanno in qualche modo caratterizzato la mia infanzia ed è stato durante l’adolescenza che ho compreso, realizzato che fossero poi gli elementi di base della mia passione per il disegno grafico. Ecco che, quando poi sono andato a lavorare con mio padre all’inizio degli anni novanta, non ho più cercato il computer, ma i caratteri mobili, i caratteri fisici e con quelli ho iniziato poi a fare il ‘grafico’, ma mi rendo conto di essere diventato tipografo.
Come nasce questo straordinario progetto della tipografia museo?
Posso dire che il progetto nasce da un precedente progetto/idea. Decisi di mettermi in proprio, ma non avevo capitali per farlo e quindi, data la mia passione per la tipografia e la mia capacità, e questo strano desiderio di stampare così, fu questo che pensai di fare: era giunto il momento di venire fuori e mettere su una vera e propria tipografia come se fossimo agli inizi del ‘900. Quindi mi iniziai a cercare tutti quegli elementi per produrre fondamentalmente libri d’artista. L’investimento era praticamente pari al peso del ‘ferro vecchio’, ‘dell’inutil piombo’ di cui mi stavo circondando, tra lo stupore dei miei colleghi che mi apostrofavano come ‘matto’. Quando poi ho finito (diciamo) la ricerca e l’installazione mi ritrovai in un piccolo museo ‘funzionate e produttivo’. Fu allora che mi accorsi di quel che avevo combinato. E me lo ripetevano tutti, i passanti, i curiosi. “Ma è un Museo? Si può entrare? Si può visitare?” La gente voleva vedere, capire, sapere cosa facessi… Perché lo facessi. Quindi siccome la mia tipografia è un piccolo spazio non potevo far questo pur facendolo … Vedi / vedete, io penso che, quando vediamo qualcosa che non conosciamo, anche se vecchia diventa nuova ed innovativa magari, e vedere una antica linotype ‘sputare’ righe e parole l’emozione sale, la performance emoziona, colpisce. Capii che la gente voleva ‘vedere’. Mi dissi qui bisogna fare di questa tipografia un Museo visitabile, fruibile. Avevo bisogno di altro spazio.
La location scelta per questo tuo progetto è stata la Chiesa di Santa Maria della Vittoria all’Anticaglia abbandonata da oltre 70 anni …
Per anni ho tentato di sensibilizzare le istituzioni cittadine, alle quali tentavo (inutilmente) di spiegare e raccontare questa ‘fame’ d’arte nella gente, di aiutarmi ad ottenere uno spazio adeguato e consono alla mia idea. Ma … ahimè diventai famoso prima per il documentario “Resistenza Artigiana” diretto da Antonio Manco, e poi per “il più piccolo Museo del mondo della Tipografia”, ma il mio appello non fu ascoltato. Poi fu il Cardinale Crescenzio Sepe ad inventarsi questa storia di concedere le innumerevoli chiese chiuse che abbiamo a Napoli a chi avesse progetti da realizzare e bisognosi di spazi…. Ecco la scintilla! La chiesa! Il libro! La stampa!! Avevo tutti i requisiti e mi misi a scrivere una lettera, quella lettera che dopo una serie di iter e vicissitudini, mi concessero per realizzare quello che oggi è Tipografia Museo.
Tante sono le attrezzature che si possono ammirare, tra cui quella usata in un celebre film di Totò. Ma c’è una sezione che leggevo è ancora chiusa con un cartello “Futuro”: cosa sarà?
Le attrezzature che ho raccolto negli anni e di cui dispongo sono sempre in linea con la mia di storia e con la mia esperienza in tipografia e quindi non poteva mancare la ‘famosa pedalina’ che nel film “La banda degli onesti” diventa un cult, sia nella storia della tipografia stessa che del cinema. Quel film ‘perseguita’ i tipografi dagli anni ’50 del novecento. Fare soldi facili, anche se falsi. Chi non ha desiderato almeno una volta nella vita di produrre banconote da poi spendere??? Ed è la frase, la battuta tipo di chi entra nella mia tipografia, l’ambigua proposta di fare come don Antonio il portiere di condominio, di Cardone il pittore e Giuseppe Lo Turco “Tipografo”, di mettersi a stampare carta moneta. Vabbè che poi per me Totò è tutto… è passione, amore… E quindi nel mio Museo non poteva mancare questo omaggio. E siccome ho diviso il museo per periodi storici, quel pezzo, quella parte rappresenta la tipografia di mio ‘nonno’, gli inizi del ‘900 come più avanti nel percorso c’è il periodo di mio ‘padre’, gli anni ’60 ovvero il momento in cui la vecchia tipografia è ‘sconvolta’ dall’arrivo della grafica, della stampa offset, poi c’è l’angolo del contemporaneo e poi l’area dedicata a Gutenberg, alla nascita della ‘scrittura artificiale’ il torchio, la pressa, la doratura della copertina coi suoi fregi antichi.
Cosa rende unica la Tipografia-Museo rispetto ad altri musei a tema?
Che non è un museo sulla tipografia, ma una tipografia che diventa museo. Compresi vizi, virtù, imperfezioni, difficoltà. Non son un collezionista di rarità ma un fruitore, uno che utilizza le cose. Credo che per quanto belli ed affascinanti gli attrezzi, gli strumenti, gli arredi, ciò che maggiormente conti sia il prodotto che se ne realizza. In questo luogo intendo salvare il mestiere, l’arte di fare il libro. E poi non ho nemmeno la pretesa dell’unicità.
La tipografia è anche un simbolo del patrimonio culturale napoletano. Quanto ha influenzato questo progetto la città di Napoli?
Il mio progetto è molto conosciuto, l’ho raccontato divulgato giorno dopo giorno mentre lavoravo al punto che sono riuscito a fare una raccolta fondi che ritengo sia stato per me, non solo un grande aiuto, ma un grande risultato di condivisione di un’idea. Sono riuscito a persuadere ad aiutarmi anche il nobile Istituto del Pio Monte della Misericordia, ho anche uno sponsor nel mondo del caffè, altra cosa che amo e che intendo sia ‘momento’ della visita in Tipografia Museo; sono i ragazzi di It’s Caffè & Bistrot che leggendomi hanno voluto darmi una mano.
Oggi si parla tanto di digitale. Qual è il valore della tipografia tradizionale in un’epoca dominata da schermi e pixel?
Non sono un fondamentalista, l’avanzamento tecnologico è importante. Anzi, grazie alla tecnologia noi comunichiamo velocemente, ci scambiamo cose, fatti.. Le due cose per me non sono in concorrenza tra loro. Il valore di ogni cosa è quello che ognuno alle cosa da’. Potrei essere uno tecnologicamente avanzato rispetto a chi incideva su tavolette.. Che differenza ci sarebbe, io faccio libri, amo fare libri e non sono l’unico ad amarli ancora. Credo che tra una ventina d’anni, coloro che scriveranno con la penna su di un foglio saranno considerati artisti, ormai tutti mandano e producono file, quelli più attenti stampano con una stampante.
Dove e quando si può visitare il museo?
Tipografia Museo è installata nella Chiesa di Santa Maria della Vittoria e SS. Trinità all’Anticaglia, decumano superiore del centro antico di Napoli.
Per le visite chiedo a quanti me lo stanno chiedendo di organizzare piccoli gruppi di modo da fare con me il percorso, avere modo e tempo di rispondere a domande, creare un momento tutti insieme. Calcolo adesso e per adesso che potrebbe durare 30 minuti, momento caffè compreso, ma molto dipenderà anche dalla curiosità del visitatore.
Il Museo della Tipografia nasce per essere un punto di riferimento non solo per gli appassionati del settore, ma per tutti coloro che desiderano approfondire la storia della comunicazione e dell’arte.