di Luigi Casaretta
Può un piccolo ritrovato di tecnologia tenere in scacco l’industria mondiale? La risposta è si e anche in questo caso la pandemia oltre ai danni già noti è stata in grado di mettere in ginocchio l’industria mondiale in particolare quella delle automobili ma che sta minacciando anche i colossi dell’Hi tech quali Apple, Samsung e Tesla.
Questo tipo di emergenza, tuttavia, sebbene tragga inizialmente origine dall’emergenza Covid, ora viaggia con le proprie gambe. La carenza globale di microchip si sta progressivamente esacerbando dopo l’esponenziale richiesta di device dovuti allo smart working e alla digitalizzazione di numerosi lavori umani un tempo svolti in presenza. Se da un lato ad inizio pandemia il mercato è stato sostenibile, di contro i tempi di consegna si sono dilatati generando il rischio di miliardarie perdite di profitto.
E’ di questi giorni la temporanea cassa integrazione degli operai della FCA di Melfi che segue quella avvenuta in altri complessi industriali del gruppo; così la Toyota e la Volkswagen sono state costrette a fermarsi per impossibilità a proseguire nella produzione, altrettanto negli Stati Uniti per la General Electric e la GM, ma i microchip sono utilizzati per tutti gli elettrodomestici e sono la struttura materiale che permette il funzionamento di televisori, smartphone, auto, frigoriferi, perfino aeroplani.
Il mercato mondiale è gestito per il 70% da sole due sole aziende che hanno sede a Taiwan e in Corea del Sud, rispettivamente la TSMC e la Samsung; la parte rimanente è per la maggior parte americana e solo in minima parte europea. Si tratta di un’industria che secondo i dati raccolti da Bloomberg oggi vale circa 500 miliardi le cui fonti primarie risentono anche delle tensioni tra Usa e Cina, e che ha colto impreparate le aziende produttrici, innescando una crisi nella catena di approvvigionamento che sembra non avere precedenti.
È vero che colossi americani come Intel producono circuiti integrati, ma il Covid-19 ha messo al centro la necessità da parte dell’Occidente di produrre chip anche di fascia bassa e soprattutto quella di avere un accesso alla produzione di terre rare, i cui giacimenti sono principalmente in Cina (41%) e in Africa (30%), secondo un report pubblicato dalla Commissione europea.
This post was published on Mag 4, 2021 10:28
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