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Lady Diana e il mito intramontabile

Il 31 agosto del 1997 moriva in un incidente stradale Diana Spencer, principessa di Galles, meglio conosciuta come Lady Diana o più semplicemente Lady D.

di Luigi Casaretta

Quest’anno avrebbe festeggiato sessant’anni Diana Spencer, principessa di Galles, meglio conosciuta come Lady Diana o più semplicemente Lady D, apprezzata in tutto il mondo per la sua personalità ed il suo attivismo stroncato la fatidica sera del 31 agosto 1997 quando la Mercedes w140 in cui era in compagnia di Dodi Al Fayed, con alla guida Henri Paul, si schiantò sotto il Pont de l’Alma di Parigi in circostanze mai del tutto chiarite.

Quarta di cinque figli del Visconte e della Viscontessa Althorp (nata Frances Roche, poi Shand Kydd), quella degli Spencer è una delle più antiche e importanti famiglie britanniche, strettamente connessa con la Famiglia Reale da diverse generazioni; il matrimonio tra Diana Spencer e il principe di Galles, Carlo, erede al trono britannico è celebrato il 29 luglio 1981 dopo circa quattro anni di fidanzamento ma nonostante i migliori auspici e due figli, il matrimonio naufraga con un divorzio ufficializzato il 1995.

Riguardo ad esso Camilla ribadì la sua posizione con la ormai storica frase “Eravamo in tre in questo matrimonio, un po’ troppo affollato” riferendosi alla presenza costante nella mente e nel cuore e non solo, del principe, di Camilla Parker Bowles storico amore di Carlo.

Ma molteplici e chiacchierate furono anche le avventure amorose di Lady Diana, culminate anche nel pettegolezzo che il secondo figlio della coppia, Henry non fosse figlio di Carlo ma di James Hewitt suo maestro di equitazione.

Ma Lady Diana è testimonianza di impegno sociale; tra gli enti benefici ai quali la principessa di Galles offriva appoggio c’erano anche Landmine Survivors Network, Help the Aged, il Trust for Sick Children in Wales, il National Hospital for Neurology and Neurosurgery, la British Lung Foundation, il National AIDS Trust, il museo Eureka!, la National Children’s Orchestra of Great Britain, il Royal Brompton Hospital, Relate, il Guinness Trust, il Meningitis Trust, Dove House, il Malcolm Sargent Cancer Fund for Children, la Royal School for the Blind, la Welsh National Opera, la Pre-School Playgroups Association, il Variety Club of New Zealand, Birthright e la British Deaf Association, per la quale Diana imparò l’uso del lingua dei segni britannica, senza contare l’impegno per mettere al bando le mine antiuomo, unita alla sua capacità di entrare nel cuore della gente per il fascino, la personalità e la capacità di stabilire rapporti interpersonali in ogni parte del mondo andasse.

Al suo funerale, sebbene non era da considerarsi un’Altezza Reale, si riversarono nelle strade londinesi tre milioni di persone; al suo passaggio prima di giungere all’Abbazia di Westminster centinaia di persone piangevano al passaggio del feretro segno di autentica ammirazione per Lady D.

Il funerale venne trasmesso in diretta dalle televisioni di tutto il mondo e fu seguito da oltre due miliardi di persone, rendendolo uno degli eventi televisivi più visti della storia e film, fiction e documentari vengono prodotti ancora oggi riscuotendo enorme interesse nel mondo.

Redazione Desk
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Questo articolo è stato scritto dalla redazione di Road Tv Italia. La web tv libera, indipendente, fatta dalla gente e con la gente.
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