
Livelli di inquinamento e superamenti nei capoluoghi italiani(www.roadtvitalia.it)
È stato pubblicato il rapporto annuale “Mal’Aria di città 2025”, che analizza la qualità dell’aria nei capoluoghi di provincia italiani.
Nonostante alcuni miglioramenti, la situazione rimane critica in molte realtà urbane, con livelli di inquinanti come particolato fine (PM10 e PM2.5), biossido di azoto (NO2) e ozono troposferico (O3) che superano frequentemente i limiti di sicurezza.
Su 98 ecco chi ha superato il limite massimo consentito di 35 giorni con concentrazioni di PM10 oltre 50 µg/m³. In cima alla classifica delle città più inquinate si trovano:
- Frosinone (70 giorni di superamento)
- Milano (68 giorni)
- Verona (66 giorni)
- Vicenza (64 giorni)
- Padova e Venezia (61 giorni ciascuna)
Questi numeri indicano un problema strutturale e diffuso, confermato dal fatto che molte città presentano più centraline con valori oltre soglia, segno di un inquinamento non isolato ma esteso a varie aree urbane. In termini di media annuale, città come Verona, Cremona, Padova e Catania dovranno ridurre le concentrazioni di PM10 fino al 39% per rispettare i nuovi limiti previsti entro il 2030 dalla Direttiva europea sulla qualità dell’aria.
Per quanto riguarda il biossido di azoto (NO2), l’inquinante fortemente legato al traffico veicolare, nessuna città ha superato l’attuale limite di 40 µg/m³, ma molte hanno registrato concentrazioni molto vicine o superiori a questo valore. Le città più critiche in questo ambito sono:
- Napoli e Palermo (40 µg/m³)
- Milano, Como e Catania (32-33 µg/m³)
- Torino e Roma (30-31 µg/m³)
Il report sottolinea che per rispettare i nuovi limiti più stringenti del 2030, il 45% dei capoluoghi dovrà ridurre le emissioni di NO2 di oltre il 20%, con città come Napoli, Palermo e Milano che necessitano tagli fino al 50%.
Un’attenzione particolare nel rapporto è posta sull’ozono troposferico (O3), un inquinante secondario che si forma dall’interazione di ossidi di azoto (NOx) e composti organici volatili (COV) in presenza di radiazione solare. La sua concentrazione aumenta soprattutto nei mesi estivi, quando le alte temperature ne favoriscono la formazione.
L’ozono è responsabile di danni alla salute umana, provocando problemi respiratori e cardiovascolari, e influisce negativamente sugli ecosistemi, riducendo la produttività agricola e danneggiando la vegetazione. Nel 2024, si sono registrati numerosi superamenti del valore obiettivo per la protezione della salute, in particolare nel Nord Italia. La riduzione delle concentrazioni di ozono richiede interventi mirati sulle emissioni dei precursori NOx e COV, attraverso il controllo del traffico, l’adozione di tecnologie industriali più pulite e la diminuzione delle emissioni agricole, soprattutto da allevamenti intensivi e fertilizzanti.

Il rapporto di Legambiente identifica i principali responsabili dell’inquinamento urbano: il traffico veicolare, il riscaldamento domestico basato su combustibili fossili, le attività industriali e agricole. Per affrontare efficacemente la questione, l’associazione propone una serie di interventi strategici:
- Potenziamento del trasporto pubblico e riduzione del traffico privato, incentivando la mobilità sostenibile e leggera.
- Riprogettazione degli spazi urbani con l’estensione delle aree ciclo-pedonali e l’adozione del modello “città dei 15 minuti”, per cui tutti i servizi essenziali siano raggiungibili a piedi in un quarto d’ora.
- Limitazione delle emissioni industriali tramite l’adozione di tecnologie meno inquinanti.
- Efficientamento energetico degli edifici, per ridurre l’uso di combustibili fossili nel riscaldamento domestico.
- Riduzione dell’inquinamento agricolo, soprattutto nelle aree rurali limitrofe alle città.
Il direttore generale di Legambiente, Giorgio Zampetti, ha sottolineato la necessità di scelte coraggiose e tempestive, ricordando che il 2030 è ormai vicino e che è indispensabile un impegno condiviso tra governi, amministrazioni locali e cittadini.