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In memoria di Mimmo Beneventano, Vittima Innocente di Criminalità. Morire per la verità

di Tonino Scala

Son passati 33 anni da quel lontano 7 novembre del 1980. 33 lunghi anni, 33 anni di passione, lotta, impegno. Aveva 32 anni Mimmo Beneventano, era un giovane medico comunista, consigliere comunale. Al centro del suo impegno politico la lotta alla camorra negli anni in cui Ottaviano era il feudo indiscusso di Raffaele Cutolo e della sua NCO.

Fu barbaramente ucciso Mimmo, il ragazzone con la barba, che in tanti amavano. Ucciso per amore, per amore solo per amore, amore per la sua terra. Una data da ricordare, da inserire nella quotidianità dei nostri ricordi. 14 giorni dopo quel triste evento, la terra, con un sussulto forte, cancellò interi paesi, cambiò il volto dei nostri vicoli, dei nostri campi, cambiò le nostre vite. Per anni il nero dei tubi innocenti che hanno retto e in alcuni casi ancora reggono case, ha tenuto a lutto intere città rendendo bui i nostri giorni. Quei tubi innocenti ressero palazzi e speranze, lasciando segni indelebili sui nostri volti scavati. Tubi innocenti che ancora marcano un territorio affetto dalla bulimia di predatori senz’anima. Segna il nero di quei tubi innocenti, segna il passo di quello che fu un evento che ha depredato e danneggiato cose e persone, anime e coscienze.

Il terremoto è stato per noi campani l’ottavo peccato capitale come la pena, anch’essa capitale, che siamo stati costretti a subire. Fu quell’evento a cambiare volti e territori, fu quell’evento che trasformò la malavita in una holding economica: la camorra spa. In questa triste storia di innocenti non ci sono solo i tubi. Innocenti sono tutti quelli hanno subito quella violenza inaudita, innocenti sono quelle vittime, quei volti senza vita bagnati dal sangue dei clan. Innocente era Mimmo Beneventano. Penserete questo è matto,  il terremoto è avvenuto 14 giorni dopo la sua morte. Vero, ma quella morte insieme a quella di Pasquale Cappuccio sono il segno che qualche cosa nel mondo camorristico stava cambiando.

Mimmo viaggiava in una Simca 1000, un’auto molto popolare negli anni ’80. Lo ammazzarono alle prime luci dell’alba la mattina di quel triste giorno, proprio mentre si stava avviando al lavoro. I killer lo attesero sotto la sua abitazione alla periferia del paese. Mimmo non era sposato, viveva con i genitori. Mimmo era un abitudinario. Usciva sempre alla stessa ora per andare all’ospedale San Gennaro di Napoli. Non era difficile tendergli un agguato. Ho ricordato Mimmo Beneventano in due scuole a Poggiomarino, a  pochi passi dalla sua Ottaviano. Parlavo di Costituzione, di Cittadinanza e Costituzione. Si perchè Mimmo difendendo la sua terra ha difeso gli ideali che i nostri padri costituenti scrissero nella nostra Magna Carta. Ho ricordato Mimmo, ricordandolo come cittadino che contrastando il potere criminale ha difeso anche noi. Ricordando non l’eroe, beati quei popoli che non hanno bisogno di eroi, ma l’uomo, il cittadino. Parlare, ricordare Mimmo Beneventano, Pasquale Cappuccio, Marcello Torre per non dimenticare la loro voglia di libertà e di giustizia. Libertà e giustizia ancora oggi grandi assenti al sud come nel mondo.

9 novembre 2013

Redazione Desk
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