
Quando la cultura, la storia ed il turismo cedono il passo alle aule di Tribunale o all’incuria degli amministratori. Un po’ quel che accade a Bagnoli da anni con la sfumata Coppa America di vela ed alle tante altre volte in cui si poteva fare sempre meglio o di più. Non solo Bagnoli, dunque, ma anche Stati Uniti d’America e record gettati anche letteralmente in mare. Come il caso della SS United States. È il 15 luglio 1952 e la SS United States, meraviglia ingegneristica nonché fiore all’occhiello della United States Lines, conclude il suo viaggio inaugurale con tratta New York-Southampton battendo il record precedente di percorrenza dell’Atlantico appartenuto alla Queen Mary.
Con una tempistica di 3 giorni, 10 ore e 40 minuti, la performance si aggiungeva alla massima espressione del lusso di stampo puramente americano della nave, varata il 23 giugno del 1951. Questo è stato garantito dai suoi incredibili motori da 8 caldaie Babcock e Wilcox, e 4 turbine Westinghouse a nafta, che furono in grado di spostare un peso di 47.300 tonnellate. Distribuita su una lunghezza di 302 metri e una larghezza di 30 metri, la nave ha raggiunto una incredibile velocità di 38 nodi (70kmh) certificati e forse una possibilità di raggiungere 44 nodi possibili, grazie alla consulenza e all’importante contributo della United States Navy.
Riuscirà successivamente a vincere il famosissimo Nastro Azzurro e questo la resa ad oggi la nave passeggeri più veloce mai costruita. La nave, con una capienza massima di 3101 passeggeri inclusi i membri dell’equipaggio, in tutta la sua carriera è riuscita a trasportare oltre un milione di passeggeri, compiendo 800 traversate atlantiche corrispondenti a 5,135,300 km o a 2,272,840 miglia nautiche.
Una carriera eccezionale, eppure destinata a finire tragicamente nel 1969, con la messa in disarmo della nave, dapprima nella base della USS NAVY di Norfolk e, successivamente, nel porto di Philadelphia. Messa all’asta nel 1978, la nave ha iniziato a mostrare gravi segni di corrosione dovuti ad anni di esposizioni alle intemperie, cambiando vari proprietari con svariate idee sul destino della nave: dall’hotel galleggiante, al più tipico ripristino, tutte idee che non avranno buoni esiti. Tra le aziende interessate spicca maggiormente la RXR Realty che nel 2018, dopo aver acquistato la nave, assieme a MCR Hotels ha tentato di costruire un molo apposito nel tentativo di preservarne la forma come struttura ricettivo-alberghiera e museale ma, ancora una volta, l’idea non si è mai concretizzata.
Nel frattempo la Penn Warehousing aumenta l’affitto del molo da 850 a 1700 dollari sostenendo che la nave stesse danneggiando il molo, cosa non veritiera, il che diede vita ad un processo civile che si tenne tra il 17 e il 18 gennaio 2024 dove la richiesta dei proprietari del molo venne respinta, portando però all’attenzione che il contratto, essendo a tempo indeterminato, poteva essere disdetto da ambe parti in ogni momento e senza bisogno di preavviso. Da quel giorno rimanevano però solo 90 giorni per spostare la nave! In soli sei giorni la USS Preservation Society raccolse mezzo milione di dollari per il trasporto della nave.
Infine la nave è stata acquistata dal Okaloosa County per 1 milione di dollari, con in progetto di farla affondare nel golfo della Florida, famosissimo per i suoi innumerevoli relitti che attirano appassionati di navi e sub da tutto il mondo. Saltato l’accordo con lo stato della Florida, si optò allora per il golfo del Messico dove sono state fatte innumerevoli bonifiche al fondale marino per permettere l’affondamento della nave in sicurezza. Il viaggio della nave dal porto di Philadelphia al golfo del Messico inizialmente era programmato per il novembre del 2024 ma venne bloccato poiché la guardia costiera americana considerò il viaggio pericoloso per rischio affondamento.
Il trasporto della nave fu cosi fermato ancora prima della sua partenza e fu rinviato al 2025 infatti, lo scorso 28 marzo la nave è finalmente arrivata al suo punto di destinazione, lì dovrà subire diversi lavori di preparazione prima della sua fine.
di Daniel Gnatek e Vincenzo Schiano