
Lo spettacolo “LA BALENA O LA SANTA DEL NIENTE”, portato in scena dalla compagnia ‘I Santi del Niente’, continua il suo viaggio al Nouveau Théâtre de Poche, in Via Salvatore Tommasi, 15/16, 80135 Napoli NA, il 2, 3 e 4 Maggio 2025
Gli orari
Ven 2 alle ore 21:00
Sab 3 alle ore 21:00
Dom 4 alle ore 19:00
Info e prenotazioni: solo Whatsapp 331 2714592
LA SINOSSI
Un ragazzo è pronto ad inseguire un sogno. Non un desiderio, ma qualcosa di ancora più impalpabile.
LA COMPAGNIA
La compagnia i “Santi del niente “ nasce tra 4 mura Maranesi nell’area nord di Napoli. Nasce dall’idea, dall’esigenza del drammaturgo Enzo Castellone di unire e creare un identità che potesse parlare la stessa poetica. Gli attori fondatori, assieme ad Enzo, sono : Raffaele Cissone, Daniele Arfè e Gabriella Giocondo.
Nei loro spettacoli si parla di speranza, disillusione e perdizione quando serve a ritrovare noi stessi.
Una poetica cruda, vera ma allo stesso tempo fiabesca.
Con spettacoli inediti e in totale autonomia hanno partecipato come prima esperienza alla rassegna NET (nuove esistenze teatrali ) con lo spettacolo “La balena o la Santa del niente”.
La genesi dell’opera
“Dovevo avere circa sette anni quando mio padre mi ha raccontato della balena di Castelvolturno e di quel giorno in cui lui e folta schiera di persone corsero sulla spiaggia per vederla. Tutto è iniziato da un grido, quello di un signore qualunque che nel suo dialetto un po’ storto ha scandito “’Na balena, ‘na balena”. All’arrivo di tutti però, in quelle acque, che io non riesco ad immaginarmele nessun altro colore se non marroni, emerse una schiena pelosa. Trascinata sulla sabbia color grigio-polvere del lido si scoprì che si trattava di una bufala affogata. Fu la prima grande disillusione della vita di un bambino, quella di scoprire che per uno scherzo del destino il bovino e la bugia si sono sovrapposti”. Così il drammaturgo Enzo Castellone sulla genesi dell’opera.
“Ho cercato – prosegue – di tenere fede a quella disillusione, a quel vuoto, per raccontare una storia che poi ha preso altre strade. “LA BALENA O LA SANTA DEL NIENTE” è il racconto di un’attesa: Quella di una grande balena che appare in sogno al protagonista e gli promette di portarlo lontano, e lui dovrà scegliere tra l’inconsistenza della speranza di andare via o nella certezza della sua “misera” vita. È un racconto che sa di fiaba, di qualcosa di magico, che non cerca di essere reale, ma che spera di essere sincero. Questo è uno dei primi testi che ho scritto, forse il secondo, nel 2023, prima di incontrare persone come Mario Gelardi e Davide Iodice che mi stanno guidando verso un teatro più consapevole. È un testo totalmente incosciente, che abbiamo messo in scena per la prima volta l’anno scorso allo Scugnizzo Liberato perché sentivamo l’esigenza di cercare e costruire qualcosa che fosse piccolo, ma solo nostro”.
“Ora – ci tiene a precisare – lo riproponiamo in una nuova veste, che cerca di mantenere la sincerità di quella “vecchia”. Riprendere uno spettacolo per me è sempre difficile perché ti devi scontrare con quello che è stato, a cui sei affezionato, e quello invece che sei adesso, inevitabilmente cambiato, ma avevamo la voglia di riprovarci e volevo farlo proprio con questo spettacolo che ci ha dato la possibilità di esistere come compagnia. “LA BALENA(..)” è stato il nostro battesimo, e sono felice continui il suo viaggio il 2, 3 e il 4 maggio al Nouveau Theatre de Poche”.
“È nato, come il secondo nostro spettacolo “TUTTO QUELLO SENZA CASA”, a Marano, nella casa che mi ha lasciato mio nonno Enzo. Una casa piena di bomboniere e cianfrusaglie che è diventata il nostro covo, e che noi abbiamo continuato a riempire con costumi e oggetti di scena. Credo che oggi noi giovani, ma forse anche gli adulti, abbiamo la necessita di luoghi fisici in cui sentirci protetti, abbiamo la necessita di appartenere a qualcosa e noi apparteniamo ad una casa che è diventata un luogo altro. Il luogo delle nostre prove, dei nostri scleri e dei nostri fallimenti. Il luogo che prima di debuttare è il nostro palcoscenico per mesi. Io se potessi “proverei” solo, senza mai andare in scena, ma poi qualcosa chiama, forse la voglia di essere visti e si esce dalle quattro mura di casa – conclude – per far si che il nostro fare teatri esisti”.