
Uccisa per aver voluto chiudere la sua relazione d’amore. Ecco il triste epilogo della misteriosa scomparsa di Martina Carbonaro, la ragazzina 14enne di Afragola (Na) di cui non si avevano più notizie da lunedì. Crollate quindi le ipotesi di allontanamento volontario proprio nella notte tra martedì e mercoledì, quando le forze dell’ordine hanno trovato il corpo senza vita della ragazza in un edificio abbandonato. L’ex fidanzato (Alessio Tucci, 19 anni), visto dalle telecamere di videosorveglianza della zona in sua compagnia, ha finalmente confessato: l’ha uccisa perché non riusciva ad accettare la fine della relazione, colpendola più volte con delle pietre e nascondendo poi il cadavere legato in un sacco blu della spazzatura riposto poi in un armadio nel vecchio casolare. Ora è agli arresti per omicidio volontario e toccherà agli inquirenti fare giustizia. Ciò che però emerge da questa ennesima tragedia è un quadro sempre più preoccupante, quello della violenza che si insinua nelle relazioni d’amore tra i giovani e che in alcuni casi sfocia nel femminicidio. Sì, perché di femminicidio si tratta anche stavolta, ed è preoccupante constatare come il desiderio di possesso, controllo e sopraffazione trovino terreno fertile anche tra adolescenti, con esiti purtroppo tragici o comunque devastanti. La parola amore viene usata ormai nelle nuove generazioni con troppa leggerezza, travisata o comunque usata da menti violente per giustificare il controllo, la gelosia ossessiva, la manipolazione e, nei casi più gravi, la morte. Una dura realtà, ma necessaria da affrontare. Solo poco tempo fa (il 1 marzo per la precisione) Martina pubblicava sul suo profilo Facebook una lettera d’amore verso Alessio, colui che si sarebbe rivelato poi il suo assassino, una lettera che lascia un po’ perplessi, una dichiarazione di scuse più che d’amore, e una frase più di tutte tra quelle scritte lascia pensare ad una relazione tossica: “Ti amerò anche quando nessuno dei due lo farà”, un chiaro segno di vera dipendenza emotiva da cui forse si stava liberando, ma il suo aguzzino ha posto tragicamente la parola fine non solo alla relazione ma alla vita della sua fidanzata.
La morte di Martina non è un caso isolato, è semmai la punta di un iceberg sempre più pericolosamente appuntito, le storie di minacce, aggressioni, stalking e, nei casi più estremi, omicidi all’interno di relazioni tra giovanissimi stanno diventando sempre più frequenti. Nei mesi scorsi ad esempio l’Italia ha pianto Ilaria Sula, 22 anni, strangolata dall’ex che ha nascosto il corpo in una valigia e Sara Campanella, coetanea, accoltellata in pieno giorno a Messina da un compagno di università che la perseguitava. Come dimenticare poi Giulia Cecchettin, uccisa nel 2023 dall’ex Filippo Turetta, che l’aveva seguita, pedinata, aggredita, prima di tentare la fuga all’estero.
E quindi questa ennesima tragedia ci pone di fronte ad un interrogativo: cosa sta succedendo nelle nuove generazioni? Perché tanta violenza in età così precoce?