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Le vittime del clan Sibillo costrette a inginocchiarsi davanti all’altarino del baby boss

Tra i particolari emersi dall’operazione che ha portato all’arresto di 21 affiliati del clan Sibillo, quello che vedeva le vittime del “pizzo” essere obbligate a mettersi in ginocchio dinanzi alla cappella votiva realizzata per il baby boss ucciso nel 2015, smantellata questa mattina.

Commercianti trascinati e costretti a inginocchiarsi dinanzi all’altarino realizzato in memoria di Emanuele Sibillo, capo 19enne della cosiddetta “paranza dei bambini”, ucciso a Napoli nel luglio 2015. E’ quanto emerso nel corso delle indagini, condotte dai carabinieri e coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia partenopea, che all’alba hanno portato all’arresto di 21 persone legate al clan Sibillo.

Le vittime del “pizzo”, da quanto emerso dalle investigazioni, erano convocate dagli estorsori e proprio dinanzi alla cappella votiva realizzata nel “palazzo della buonanima”, veniva loro formulata la richiesta estorsiva. L’altarino era stato realizzato in un cortile dove abita parte della famiglia del ragazzo, in vico Santi Filippo Giacomo, di fronte all’ingresso della scuola statale Teresa Confalonieri.

L’edicola votiva, all’interno della quale vi era anche l’urna cineraria con il resti del 19enne, non era dunque solo un luogo di commemorazione per la famiglia, ma un simbolo che serviva per dimostrare il potere del gruppo criminale legato ai Contini e al cartello camorristico dell’Alleanza di Secondigliano.

L’altarino è stato sequestrato, su disposizione della Dda, nell’ambito dell’operazione odierna e smantellato da parte dei vigili del fuoco che hanno portato via anche tendaggi, un busto raffigurante il volto di Emanuele Sibillo, una statua oltre a foto e luci.

Le estorsioni del clan Sibillo

Da quanto emerso dalle indagini di carabinieri e Dda, le vittime delle estorsioni della zona di Forcella, nel centro di Napoli, erano costrette a versare quote settimanali e, anche a Pasqua, da 500 euro.

In un caso specifico la vittima è stata costretta a inginocchiarsi dinanzi alla statua del baby-boss Emanuele Sibillo, ma tutti i commercianti taglieggiati venivano convocati nel “palazzo della buonanima”.

Dalle indagini è emerso che uomini del gruppo criminale compivano delle vere e proprie ronde nelle strade di accesso al quartiere e che, persino, alcuni militari dell’Esercito, impegnati nell’operazione “Strade sicure”, sono stati avvicinati da persone armate.

Redazione Desk
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Questo articolo è stato scritto dalla redazione di Road Tv Italia. La web tv libera, indipendente, fatta dalla gente e con la gente.
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