Lutto a Napoli, è morto Antonio Condurro: l’ultimo figlio di Michele dell’Antica Pizzeria

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Antonio Condurro dell'Antica Pizzeria è morto a Napoli

E’ morto Antonio Condurro, ultimo dei 13 figli di Michele, il fondatore dell’Antica Pizzeria di Forcella.

“Grazie Papà per tutto quello che hai fatto per noi, per averci reso forti e coraggiose, ti vorrò sempre bene, papà mio! Vorrei poter ancora sentire la tua voce, mi mancano le risate che ci facevamo, mi manca il tuo sorriso, i tuoi occhi, mi manca vederti sul divano a guardare la tv. Devo dirti scusa e grazie… Scusa per tutte le volte che non ho capito, per tutte le volte che non ti ho detto ‘ti voglio bene’, scusa per gli abbracci mancati, per le parole non dette, per gli sbagli che ho fatto, ma soprattutto grazie perché sei stato un padre e non smetterai mai di esserlo. Senza di te non ce l’avrei mai fatta. Anche se non sei più con noi, il tuo ricordo e il tuo sorriso non sarà mai dimenticato! Avevi tanti amici che ti volevano bene, perché tu avevi qualcosa di diverso, eri sempre presente, sempre disponibile, eri l’amico di tutti, eri e sei il mio orgoglio. Oggi più che mai ho capito quanto sei stato importante nella mia vita e, nei prossimi anni, terrò questi preziosi ricordi nel mio cuore. Ciao papà, anzi… ciao Pizzaiolo, fai buon viaggio. La tua Daniela”. Con queste parole, Daniela, figlia di Antonio Condurro, ha annunciato la morte del padre, ultimo dei 13 figli di Michele, il fondatore dell’Antica Pizzeria di Forcella, famosa in tutto il mondo. I funerali si terranno oggi, 27 dicembre alle ore 13,00 nella chiesa di Santa Maria Egiziaca al Corso Umberto.

Per tutta la giornata la pizzeria resterà chiusa. “Oggi saremo chiusi, per rispetto verso un uomo d’altri tempi che è la storia della nostra pizzeria. Perché, senza la storia, non c’è presente né futuro e l’omaggio, reale e sentito, verso chi ha contribuito a costruire bellezza è doveroso. Don Antonio resterà sempre tra le mura della sua amata pizzeria, dove ha donato felicità a tantissimi, grazie a un mestiere nobile perché fatto con le mani e la devozione al lavoro”.