
Martedì e mercoledì sera al 75° Festival di Sanremo, Simone Cristicchi ha presentato “Quando sarai piccola”, una ballata emozionante dedicata a sua madre Luciana, colpita duramente da un’emorragia cerebrale nel 2012 a 63 anni.
Il brano affronta il tema dell’Alzheimer – una malattia neurodegenerativa dalla patogenesi non completamente chiara che colpisce più di 55 milioni di persone in tutto il mondo – che danneggia progressivamente le cellule cerebrali, portando a un declino delle funzioni cognitive come la memoria, il linguaggio, e la capacità di orientarsi nello spazio.
Una condizione che non solo affligge i pazienti, ma ha un impatto devastante anche sulle famiglie, sui conoscenti e sugli amici che si trovano a dover affrontare il processo doloroso della progressiva “confusione” di una persona cara.
L’esibizione di Cristicchi ha avuto un grande impatto sul pubblico che lo ascoltava in sala, che ha risposto emotivamente con una standing ovation, commosso dalla profondità del testo e dall’interpretazione dell’artista, che tocca in modo delicato e poetico – ma anche in modo forte dal punto di vista emozionale – il tema della memoria e della perdita di sé.
Un tema già sfiorato con “Ti regalerò una rosa” – vincitrice del Festival di Sanremo del 2007 – il cui testo è intriso di una struggente consapevolezza di come la memoria, che definisce la nostra identità, possa venire meno con il passare del tempo.
Il cantante ha dichiarato che “Quando sarai piccola”– che esplora il rovesciamento dei ruoli tra genitori e figli quando la malattia rende i genitori nuovamente bisognosi di cura e attenzione – è stata accolta con emozione anche dalla sua famiglia, e ha sottolineato come la musica possa fungere da terapia, permettendo alle persone di condividere le proprie esperienze e sentimenti.
La canzone – scritta dallo stesso Cristicchi insieme a Nicola Brunialti – ha ricevuto il plauso dei critici ma anche di diverse associazioni legate all’Alzheimer, che hanno apprezzato come la canzone possa contribuire a sensibilizzare il pubblico riguardo alla malattia : porta infatti alla luce temi complessi e spesso poco discussi, come la solitudine dei malati e il carico emotivo che la malattia porta con sé.
Ma tanti hanno anche apprezzato la sensibilità con cui Cristicchi ha trattato il tema: il testo infatti è anche allo stesso tempo un inno alla vita, alla memoria e alla speranza, offrendo una riflessione profonda sul valore del tempo e soprattutto sull’importanza di chi ci sta accanto.
Un brano che va oltre la patologia, offrendo un messaggio profondo e interiore sul ciclo della vita.
Si potrebbe dire che “Quando sarai piccola” si è rivelata una canzone quasi “terapeutica”, capace di toccare il cuore di chiunque abbia vissuto o stia vivendo una situazione simile, trasformando un’esperienza personale in un messaggio universale di amore e cura.
L’Alzheimer – argomento difficile ma importante – trova nella canzone un modo per essere raccontato con un’espressione emotiva e profonda, aiutando a comprenderne meglio le implicazioni umane.
Una realtà che in Italia tocca quotidianamente e direttamente quasi due milioni di persone e che coinvolge più di tre milioni nella loro assistenza (rapporto mondiale Alzheimer 2024): un tema – al di là del contingente della malattia e delle statistiche (che parlano dell’11,3% degli over 65 che soffrono di depressione) – davvero universale: la quotidiana condizione di vulnerabilità delle persone anziane che vivono con una malattia mentale e il loro ritorno a uno stato di dipendenza simile a quello infantile.
Anche a Sanremo è possibile dunque portare temi profondi e significativi, in una canzone che peraltro ha ottenuto un unanime consenso e tantissime visualizzazioni sulle piattaforme: segno che anche una narrazione concettuale può essere in qualche modo “popolare”.
Come ha detto lo stesso Cristicchi “Non è retorica: questa è vita autentica, sono storie vere che toccano corde emotive in un mondo in cui c’è una grande compressione emotiva”
Da queste storie fortunatamente emerge anche una nuova possibile umanizzazione della malattia, in cui i figli – pur tra tanti impegni – iniziano a restituire e a dare indietro quel prendersi cura e quell’affetto ricevuti da piccoli, sino a diventare un “noi” con il proprio caro.