Un altro tassello della pochezza del solidarismo europeo si sta consumando dietro le estenuati trattative per gestire la fase di crisi.
L’Europa appare cieca alla sofferenza, alla crisi senza precedenti che ha travolto in particolare l’Italia. Si intravedono intenti di speculazione e un inaccettabile desiderio di deriva definitiva del Paese. Il MES o Fondo Salva Stati istituito nel 2012, sulla base di un Trattato di Lisbona, siglato fra i vari paesi dell’Eurozona, ha lo scopo di concedere aiuti finanziari (la BCE non lo può fare per regolamento) ai Paesi in difficoltà economica a condizioni ben stabilite (interessi, tempi e modalità di restituzione, con sanzioni in caso di mancata restituzione, e particolare attenzione alla gestione dei conti pubblici del paese interessato) così da garantire la stabilità finanziaria della zona euro.
Non è certamente nato per gestire situazioni di debito patologiche di alcuni Stati, ma per offrire un aiuto a chi dovesse temporaneamente affrontare difficoltà. Proprio per questo appare anomala l’insistenza a ricorrere al MES assunta, come scelta politica, dal gruppo di nazioni capitanato dalla Germania.
Per l’emergenza sanitaria, è stata concessa all’Italia una linea di credito del 2% del PIL per sostenere il sistema sanitario e tutte le spese sanitarie dirette ed indirette collegate al Covid-19 e sarà disponibile fino alla fine dell’emergenza.
L’Italia ha sottoscritto una percentuale del 17,7917 sul totale del fondo Salva Stati (pari a circa 704 miliardi di euro) ed è il terzo azionista del fondo preceduta da Francia e Germania.
Dunque, è stato creato un meccanismo che è fondamentalmente utile per tutti, se usato bene e per i suoi scopi principali. Se invece viene utilizzato, come appare chiaro, per derive tecnocratiche, in modo da diventare uno strumento di coercizione e di colonizzazione economico-finanziaria di uno dei Paesi membri risulterebbe facile depredare ed espropriare le ricchezze di uno dei paesi più importanti del nostro pianeta.
Il caso più noto di utilizzo del MES è rappresentato da quello greco. La Grecia con l’attivazione del Mes fu costretta: al taglio degli stipendi ai dipendenti pubblici, alla abolizione delle tredicesime sulle pensioni, taglio delle pensioni ed alla privatizzazione degli asset strategici (es. aeroporti, porti,). Ne è seguita una sostanziale distruzione dell’economia greca, e le sue aziende più importanti sono state privatizzate e cedute ai paesi creditori (Francia e Germania) ed oggi il paese è in preda alla disoccupazione ed al precariato.
Da quanto si apprende dai mezzi di informazione, l’intervento straordinario per assistenza agli investimenti sanitari, stabilito nelle ultime ore, non dovrebbe prevedere particolari vincoli a carico dei Paesi che ne facessero richiesta.
Ma il discorso è strategico: iniziare ad utilizzare i fondi del MES (nel caso specifico si tratterebbe “indirettamente” di utilizzare quanto da noi già messo a disposizione) oggi con agevolazioni, potrebbe metterci, in futuro (laddove ne avessimo nuovamente necessità), di fronte a scelte strategiche economiche di portata imponente sui prossimi decenni.
A questo punto non può che prendersi atto del fallimento dell’Unione europea nella sua originaria funzione. L’unica strada percorribile sembra quella della gestione autonoma della crisi e l’abbandono del gruppo europeo verso altre e più utili alleanze.
- È il momento di dar voce forte al popolo italiano.
- È il momento dell’Italia.
- È il momento di pagare un debito alla storia nazionale, al presente e alle vittime innocenti di questi giorni.
In difetto di una netta ed evidente apertura dell’Europa verso il disagio dell’Italia, Meritocrazia Italia si batterà con energia e convinzione perché sia intrapreso un percorso autonomo di riconquista dell’autonomia monetaria.