In Polonia, alla fine, ha vinto le elezioni presidenziali Andrzej Duda, sostenuto da una maggioranza sovranista.
Il vincitore della competizione elettorale ha vinto nel secondo turno e con una maggioranza molto risicata. Tanto è vero che per alcune ore si pensava che avrebbe prevalso l’ altro candidato che ha un nome francamente impronunciabile, Rafal Trzaskowski. Quest’ ultimo era sostenuto da uno schieramento convintamente europeista e aperto su una serie di diritti civili e politici.
Lo schieramento sovranista proseguirà sulla sua strada di uno scontro con l’ Europa che sta cercando di indurre, dopo una serie di tentennamenti, il Governo polacco a non insistere con la sua politica di negazione dello Stato di diritto. Infatti, la Polonia ha già emesso dei provvedimenti volti a imbrigliare i mass media e si sta attivando per inficiare l’ autonomia della Magistratura, oltre a una serie di misure che limitano di fatto le libertà.
Tutto ciò, seguendo l’ esempio del Governo ungherese capeggiato da Orbàn che ha, tra l’ altro, pubblicamente sostenuto ” la democrazia illiberale” come una sorta di utile forma statuale per affrontare i problemi ungheresi e mondiali.
Il premier ungherese è tra i principali sostenitori della trasformazione delle democrazie in democrature ossia dei regimi politici nei quali la partecipazione politica si esaurisce nella mera fase elettorale. Il vincitore delle elezioni acquisisce un potere scevro da qualsiasi forma di argine e di controllo di legalità.
Come già accennato, Duda ha vinto di stretta misura e questo dimostra che il sovranismo sta iniziando ad avere il fiato corto in Polonia. In alcune importanti città, Trzaskowski ha ottenuto percentuali che vanno oltre il 60%. Sembra che tra i giovani sia assolutamente trionfante.
Pertanto, abbiamo una Polonia spaccata in due e anche se i sovranisti, contando anche sull’appoggio di una chiesa polacca talmente reazionaria che è platealmente in dissenso con Papa Francesco, continueranno imperterriti nel provare a costruire uno Stato autoritario, avranno di fronte una opposizione che le elezioni hanno dimostrato essere largamente sostenuta.
La campagna elettorale di Duda, appoggiata direttamente e indirettamente da quasi tutte le testate giornalistiche, è stata molto aspra nei confronti del suo avversario che è stato addirittura accusato di essere al servizio di potenze straniere. Da tipico sovranista, ha puntato molto sulle paure dei cittadini e ha fatto breccia particolarmente sulle persone anziane.
In realtà, il sovranismo polacco è in un vicolo cieco, perché una eventuale uscita di quel Paese dall’ Unione Europea non avrebbe alcun tipo di convenienza economica.
La svolta europea avvenuta a seguito della pandemia Covid sta mettendo in seria difficoltà i vari sovranismi compresi quelli di casa nostra.
Lo dimostra il fatto che nessun esponente sovranista, italiano o di qualche altro Paese europeo, sostiene pubblicamente la fuoriuscita dall’ euro e/o dall’ Unione Europea o, quanto meno, quel genere di proposito è stato messo in sordina, pronti a rimetterlo in primo piano nell’ agenda politica in caso di battute di arresto in ordine ai finanziamenti europei. Ma, nel futuro prossimo, non sembra possibile, se addirittura tra i cosiddetti “Paesi frugali” emergono delle forti perplessità circa la loro contrarietà sulle misure di carattere economico e finanziario che l’Europa si accinge a varare volte ad affrontare energicamente l’ emergenza in cui versa l’ intero continente.
Del resto, il Paese che ha più voce in capitolo in Europa, cioè la Germania, sta dimostrando che la svolta che è stata impressa continua ad avere un forte convincimento. Un convincimento che si basa sulla considerazione che o tutti i Paesi europei superano quanto meglio possibile l’ emergenza economica o salta tutta l’ architettura europea, in quanto non ci sarà una America che, come negli anni del secondo dopoguerra, aiuterà i Paesi sull’ orlo del baratro.
In un mondo multipolare, nel quale non ci sono più, e da molti anni ormai, due superpotenze che curano gli interessi dei rispettivi schieramenti che dominano e guidano, un certo equilibrio globale nel continuo caos che viviamo lo si ottiene soprattutto se l’ Europa procede speditamente a un suo rafforzamento ed a una sua coesione interna, ponendo fine a miopi egoismi nazionali.
Tornando alle elezioni polacche, io credo che la striminzita vittoria dello schieramento di Duda, dimostri che nel nostro continente un certo senso comune favorevole alle chiusure nazionalistiche stia cedendo il passo ad una visione diversa in ordine ai comportamenti che gli Stati devono assumere per approcciarsi efficacemente alle attuali problematiche geopolitiche.
Ho l’impressione che in questo abbia molto influito le modalità di gestione della emergenza sanitaria originata dal coronavirus. Infatti, tutti i Governi populisti hanno misconosciuto la estrema gravità della pandemia, facendo pagare dei costi terribili, in termini di vite umane, ai propri governati. Per non parlare degli Stati dichiaramente dittatoriali che hanno fatto anche peggio, nascondendo sia alla propria opinione pubblica che a quella mondiale la presenza nel proprio Paese del Covid.
Non oso pensare a cosa sarebbe successo nel nostro Paese, se a gestire l’ emergenza sanitaria fosse stato il primo Governo Conte, pur tenendo conto degli innegabili errori che l’ attuale Governo ha commesso. Ma non dimentichiamo che era davvero una situazione inedita e per la quale sono state adottate misure radicali e, in fondo, hanno consentito di superare la fase acuta della pandemia.
Sulla base di quello che ho provato ad argomentare, credo che il fenomeno politico denominato “sovranismo”, ma che potremmo tranquillamente definire “nazionalismo 2000”, sia in una fase di crisi. Quanto meno, ha cessato di essere quell’ onda nazionale e mondiale invincibile.
Spetta alle forze europeiste, presenti in tutta Europa, procedere ancora più speditamente verso l’ obiettivo finale: la costruzione degli Stati Uniti d’ Europa. Certo, con le necessarie gradualità, ma con un passo più veloce rispetto a quello impresso fino ad ora.
Riscopriamo e rendiamo vivo il contenuto del Manifesto di Ventotene che conserva intatta una sua attualità e che solo la sua inadempienza ha offuscato la popolarità della costruzione di uno Stato continentale europeo. L’ Unione Europea, per responsabilità dei suoi dirigenti, è apparsa una questione di banchieri e tecnocrati preoccupati solo di politiche di bilancio.
È tempo di voltare definitivamente pagina, puntando decisamente su una politica economica europea di stampo keynesiano.
di Vincenzo Vacca