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Un gobbo napoletano: l’inventore del 3-5-2

Ripercorriamo la storia del 3-5-2

Strana la vita. Pensi di avere delle certezze, anche se queste sono legate ad uno sport che di certezze poi non ne dà quasi mai. Il calcio non è una scienza esatta, eppure ci sono cose incontrovertibili, come il fatto, per esempio, che il calcio è uno sport abbastanza antico, su questo non posso sbagliarmi. Non sono così vecchio da ricordarmi il primo campionato di calcio italiano del 1898 che vide trionfare il Genoa e neppure le prime gloriose squadre inglesi, che calcarono i campi di calcio, come lo Sheffield, il Notts County, sia chiaro, ma si sa, è così, il calcio è uno sport che si porta un bel po’ di annetti sulle spalle.

Ebbene, questa certezza mi viene meno. Ho aperto gli occhi, finalmente; e dire che è bastato ascoltare le parole di un famoso tecnico italiano durante una trasmissione radio. Il tecnico in questione è Walter Mazzarri, ex tecnico del Napoli e ora alla guida dell’Inter. Intervenuto a Radio Marte, Mazzarri apre nuovi scenari, dischiude il vado di Pandora: “Anche se quest’anno ho cambiato spesso a partita in corso, il mio modo di giocare mi ha portato sempre risultati. Il mio modulo è sempre attuale, visto che la Juve ha vinto lo scudetto in questi due anni con il modulo che io ho forgiato e sempre adottato in carriera“.

Ma, quindi, noi juventini dobbiamo ringraziare il tecnico toscano se abbiamo due scudetti in più in bacheca, eppure pensavamo che l’artefice di tali successi fosse un uomo della fertile terra pugliese, no, non Albano; Antonio Conte, ovvio! E invece no, siamo degli inetti, dei creduloni, il vero artefice di questi trionfi è solo uno, Mazzarri. Strana la vita, strano il calcio, vinci due scudetti, ma lo fai sedendoti sulla panchina sbagliata. Ma poi, perché discutere tanto sull’antichità del giuoco del calcio? Beh, perché una delle certezze, che tanto custodivo dentro di me, è che il 3-5-2 fosse un modulo nato un po’ prima dell’avvento a grandi livelli di mister Walter. E invece mi sbagliavo ancora, lo ha inventato lui, detiene il copyright.

Dunque, se questo fosse vero… incredibile, questo significa che… non posso crecerci. Tutti i sucessi ottenuti dagli allenatori antesignani del 3-5-2 sono merito di Mazzarri. Come abbiamo fatto a non capirlo? L’Argentina che vinse il Mondiale del 1986 schierava in difesa José Brown, Luis Cuciuffo e Oscar Ruggeri, beh, sono tre, ma è solo una coincidenza?. A centrocampo Bautista, Giusti, Burruchaga, Enrique e Olarticoechea, in attacco Maradona e Valdano! Non lo è, la verità è che quel Mondiale è stato vinto da Mazzarri e non da Carlos Bilardo, un’altra certezza che se ne va.

Agli inizi degli anni ’90 non c’erano le solite squadre a farla da padrona in Italia e in Europa, ce n’era anche un’altra, il Parma allenato da Nevio Scala. Andò molto vicina a vincere lo scudetto, ma non ci riuscì, in compenso, però, portò a casa una Coppa Italia, una Coppa Uefa, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa Uefa. A quanto pare il modulo usato fu proprio il 3-5-2, aggiungiamo anche questi trionfi al palmares del neo allenatore neroazzurro. Ci dispiace Nevio, c’est la vie.

Ma guarda chi si rivede, la Juventus. Già, quella che vinse gli scudetti 1996-97 e 1997-98. Ancora una volta, quindi, per due volte consecutive Campione d’Italia una squadra allenata da Mazz… no, un momento, era Marcello Lippi. Ci deve essere un errore. Insomma, la domanda sorge spontanea: perché rivendicare la paternità di qualcosa in modo da sminuire i trionfi altrui? Che Mazzarri abbia avuto una carriera di tutto rispetto è sotto gli occhi di tutti, fu lui a portare la Sampdoria in Coppa Uefa nel 2008-2009, fu lui a salvare la Reggina con 15 punti di penalizzazione e sempre lui ha centrato la qualificazione in Champions League e la vittoria in Coppa Italia con il Napoli. Perché non godersi questi traguardi invece di guardare a quelli altrui?

Ma un’altra domanda sorge spontanea: perché con il 3-5-2 gli scudetti li ha vinti la Juve e non il Napoli?

Michele Longobardi
Michele Longobardi
Laureato in Lettere moderne alla Federico II. Appassionato di videogiochi, calcio, cinema e letteratura. Crede che il giornalismo non sia solo ricerca della verità, ma anche sapiente uso di ironia e sarcasmo.
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