La Taverna a Santa Chiara lancia una sfida etica e sociale

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La Taverna a Santa Chiara, nel centro storico di Napoli, propone una serie di cene a tema dedicate al mondo dell’agricoltura e delle piccole produzioni artigianali

E’ una vera e propria “sfida sociale” quella che, in queste settimane, viene proposta da La Taverna a Santa Chiara, nel centro storico di Napoli. Una serie di cene a tema dedicate al mondo dell’agricoltura e delle piccole produzioni artigianali.

“Per me fare cibo, oggi – chiarisce Nives Monda, titolare, con lo chef Potito Izzo, della Taverna a Santa Chiara – è un atto politico e significa fare delle scelte. Non è più possibile mettere nel piatto qualcosa che non abbia una connotazione etica. La nostra sfida è raccontare i singoli tasselli della filiera alimentare, partendo proprio dalle primissime posizioni”.

Tra i protagonisti dei menu “buoni e giusti” della Taverna a Santa Chiara, Anna Zeppetella di Masseria del Sesto, di Pietravairano, in provincia di Caserta, impegnata nel recupero del Lupino gigante di Vairano, Ciro Pirone di Ru Casa, azienda agricola a Dugenta, in provincia di Benevento, coltivatore di grani antichi, Gioacchino Orlando, del pastificio Casa del Tortellino di Angri, Giuseppe Schisano del Birrificio Sorrento, con due proposte artigianali: la chiara Syrentum, con bucce fresche di Limoni di Sorrento IGP e la Parthenope, scura, alle noci di Sorrento.

Tra i piatti dedicati ai piccoli produttori, Potito Izzo, chef della Taverna, propone taglieri con lupini e Lupinese, una sorta di maionese realizzata con il Lupino gigante di Vairano, mentre, tra i primi, Ziti alla pizzaiola, con pomodoro e origano.