Tares, l’allarme di Confcommercio: 5mila imprese rischiano chiusura per pagare le tasse

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di Redazione

Napoli – La Tares, nuova tassa comunale sui rifiuti, non smette di destare polemiche. Dopo la preoccupazione dei cittadini per il costo elevato, le proteste tutte napoletane per i bollettini recapitati in ritardo e quasi in scadenza e, infine, gli impedimenti agli uffici postali, oggi è la Confcommercio Imprese per l’Italia della Provincia di Napoli a scagliarsi contro la tassa per i rifiuti.

Oltre 5mila imprese napoletane rischiano la chiusura a causa della stangata Tares, le cui tariffe sono più che raddoppiate rispetto alla vecchia Tarsu per categorie come bar, ristoranti, pasticcerie, fioristi, pescherie, ortofrutta. Chiediamo l’immediata apertura di un tavolo di confronto con il Comune” ha dichiarato il presidente Pietro Russo. La crisi economica non accenna a svanire e la ripresa per le attività commerciali appare sempre più lontana: come pagare la Tares, in tempi di magra? La risposta è fin troppo semplice. “E’ assurdo che le imprese debbano indebitarsi ancora per pagare le tasse. Tante aziende si troveranno di fronte all’alternativa di ridurre il personale o cessare l’attività ha affermato Salvatore Trinchillo, presidente della Federazione Italiana Pubblici Esercizi.

L’allarme lanciato da Confcommercio riguarda, infatti, soprattutto le attività di ristorazione e intrattenimento tutelate dalla Fipe, che hanno visto lievitare la cifra da sborsare per la tassa dei rifiuti, a fronte di un servizio spesso giudicato carente in territorio napoletano: “un ristorante di medie dimensioni – ha continuato Pietro Russo – sarà costretto a pagare una Tares di circa 16mila euro rispetto ai 7mila della vecchia Tarsu, mentre un piccolo locale passa da 2500 a 5200 Euro. Stabilimenti balneari e ristoranti di maggiori dimensioni pagheranno fino a 30mila euro l’anno. Un piccolo negozio di fiori passa da 1300 a 3400 Euro. Cifre insostenibili in un momento di crisi drammatica”.

13 novembre 2013