
Oggi nuova udienza del processo a Giovanni Vantaggiato, reo confesso dell’attentato alla scuola Morvillo-Falcone di Brindisi in cui perse la vita la studentessa Melissa Bassi e altre sei ragazze rimasero ferite.
In aula la famiglia di Melissa e alcune delle studentesse rimaste ferite nel tragico attentato del 19 maggio scorso. Proprio una di queste, Anna Canoci, è stata sentita oggi in aula.
Continua dunque il processo all’uomo che per vendetta verso le istituzioni (vicino la scuola vi è il tribunale di Brindisi) archittetò la strage.
Se in un primo momento si era pensato ad un complice, ipotesi avvalorata da alcune affermazioni di Vantaggiato che riferendosi al trasporto del bidone che conteneva l’ordigno aveva usato il plurale salvo poi correggersi, questa ipotesi poi è scemata.
Ad oggi Vantaggiato è l‘unico imputato per la strage di Brindisi. Ma perché usò il plurale durante gli interrogatori? Le ricostruzioni della notte tra il 18 e il 19 maggio scorsi escludono la presenza di altri individui, altrimenti rilevati dalle telecamere. Eppure i dubbi restano.
Si perché un uomo che per cercare di ottenere la perizia psichiatrica e magari uscire dal carcere rifiuta di mangiare e inscena una sorta di instabilità mentale (come poi le conversazioni con la moglie in carcere hanno dimostrato) non potrebbe mentire a proposito di un coinvolgimento di eventuali complici? Semplici contraddizioni o nasconde qualcosa?
Del resto proprio le sue contraddizioni furono tra le cause che lo portarono ad essere scoperto e arrestato. Discrepanze tra quello dichiarato alle forze dell’ordine e alcune telefonate con la moglie, infatti, diedero la conferma alla polizia della sua colpevolezza.
Come detto però le indagini hanno dimostrato che ha agito da solo e non c’è motivo di credere, in fondo, che non sia stato così. Resta il rammarico per la vita stroncata di una giovane studentessa, vittima innocente, e di altre sei ragazze che seppur sopravvissute porteranno per sempre i segni di quel tragico evento.
Francesco Monaco