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Sopravvissuti – Sogni e illusioni nei vicoli di Napoli, il Dopoguerra raccontato da Nunzia Gionfriddo

Un intenso racconto della Napoli a cavallo tra gli anni Quaranta e il Sessantotto nel libro di Nunzia Gionfriddo.

Un intenso racconto della Napoli a cavallo tra gli anni Quaranta e il Sessantotto nel libro di Nunzia Gionfriddo.

Séguito del romanzo storico Gli angeli del rione Sanità (2017), Sopravvissuti – Sogni e illusioni nei vicoli di Napoli riprende le fila del racconto che, nel primo volume, termina nell’ottobre del 1943 quando Beppe Barone, il postino della Sanità, assieme a conoscenti e amici combatte contro i Tedeschi che presidiano la città, riuscendo a cacciarli prima dell’arrivo di Inglesi e Americani.

Il Dopoguerra si presenta ostile per i “sopravvissuti” delle Quattro Giornate. Specie con Beppe, rimasto gravemente ferito dagli scontri. Mentre egli giace in ospedale, continuano a vivere alla Sanità la moglie e i due figli, di cui il maggiore è costretto per fame a fare il contrabbandiere e il minore studia per diventare medico. Beppe Barone è stato uno dei superstiti della sommossa, assieme a una popolazione che ha coraggiosamente cacciato gli uomini di Hitler con le armi e che però, alla fine, ha dimenticato la dignità e l’onore.

La città, prostrata dalla miseria, affronta con entusiasmo il boom economico degli anni Cinquanta in una Italia che ha tentato di emergere dal disastro di una guerra perduta, dalla povertà, dall’influenza delle mafie e dalle mortali pandemie del ’57 e del ’68. Napoli, in una repubblica appena costituita, diviene simbolo di città dimenticate, abbandonate a poteri leciti e illeciti. La seconda generazione che viene dopo il conflitto è quella dei figli dei “sopravvissuti”, Maria, Enzina, Totonno, Ciruzzo e Rosetta, ai quali si aggiunge un
rampollo della borghesia napoletana, Lucio, in contrasto con la famiglia di origine.

I ragazzi crescono nel progresso economico in un sistema governativo incapace di venire incontro alle esigenze delle masse e degli operai e a una scuola selettiva. I giovani entrano negli anni Sessanta con la voglia di rinnovare la politica e la morale arcaica dei genitori, irrompendo nel Sessantotto con tutte le sue contraddizioni. In questo volume, emergono tanti sopravvissuti.

“Sopravvissuta è la moglie del postino, Assuntina”, spiega l’autrice, “nonostante i lupi abbiano divorato il figlio maggiore. Sopravvissuta è Ninetta, a cui i tedeschi hanno ammazzato il compagno, ma che continua a lottare per la libertà propria e di quella delle donne scampate agli stupri dei vincitori. Sopravvissute sono Maria, Enzina e Rosetta che,
figlie della violenza di ogni tipo, lottano per un mondo libero da differenze economiche e sociali. Sopravvissuti sono Totonno, costretto a emigrare sotto i colpi di un governo che non sa difenderlo dalla camorra.

La parola “sopravvissuti” si impreziosisce di ulteriore accezione nel coraggio delle donne che rivendicano la libertà di pensiero, la parità di sesso e di costumi”.

L’autrice racconta di una Napoli che, dopo le Quattro Giornate, lotta per ricominciare a vivere, orgogliosa di essere stata la prima città in Europa a liberarsi dal Nazi-fascismo. Ma è proprio da qui che inizia il suo declino. Napoli è una città che baratta presto l’orgoglio e accetta tutto ciò che si può accettare dagli americani, quegli alleati che, fino a poche settimane prima, bombardavano a tappeto la città pur di stanare i nazisti.

Una città che si svende per sopravvivere e i mali antichi ricompaiono di nuovo, più aggressivi di prima. La Gionfriddo racconta l’era del Comandante Lauro, la malapolitica, la speculazione edilizia, il consumismo e un passaggio epocale: Dai partigiani alle lotte del ’68, con dubbi, manipolazioni, bombe ed esagerazioni. Sono i personaggi del romanzo che urlano e rivendicano il loro sgomento per un mondo in cui non si riconoscono, un mondo che ha tradito le loro aspettative e questa è la caratteristica principale di questo romanzo.

“Sopravvissuti” ai sogni e alle illusioni di chi ha lottato nei vicoli di Napoli. Sono questi “Sopravvissuti” che dovranno guardare al futuro con maggior convinzione e lanciarsi nel boom economico dell’Italia degli anni ’60 e ’70.

Daniela Merola
Daniela Merola
Napoletana, giornalista, formatrice culturale, ufficio stampa, scrittrice. Vivo per coltivare sogni. Amo lo spettacolo della vita.
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