di Federica Russo
“Perché non facciamo un gioco ? Giochiamo a far finta che siamo degli esseri umani, e che siamo vivi sul serio. Solo per un momento. Che ne dite? Facciamo finta di vivere! E’ un secolo che non vedo qualcuno che abbia un briciolo di entusiasmo per qualcosa”.
“Ricorda con rabbia” (1956), spettacolo di John Osborne rivisitato dal regista Luciano Melchionne e interpretato da Stefania Rocca e Daniele Russo, in scena al Teatro Bellini di Napoli dal 10 al 15 dicembre, è l’interpretazione dello stato d’animo di quattro giovani arrabbiati, ognuno chiuso nel proprio schema personale, stordito dal cambiamento sociale e pervaso dall’incapacità di vivere.
E’ proprio il protagonista, Jimmy, (Daniele Russo) a portare sulla scena la sua inettitudine, la sopraffazione di se stesso su se stesso, il bisogno di capirsi, di capire il mondo attorno e di non riuscirci. Questo stato lo porta ad esternalizzare la sua rabbia, espletandola attraverso urla e gesti violenti.
“Non cercare di togliergli le sue sofferenze… sarebbe perduto”.
Attraverso queste parole per Jimmy si legge l’arrendevolezza di sua moglie, Alison (Stefania Rocca), incapace di reagire, esasperata dal comportamento del marito, ingabbiata dal suo essere. Un dramma moderno in cui ogni personaggio mette in scena la propria individualità, la propria incapacità di ritagliarsi uno spazio nel mondo; Jimmy, Alison, anche Helena, la migliore amica di Alison, attrice di tournée che cade anch’ella vittima della trappola relazionale di Jimmy, un uomo che trova rifugio in ogni donna che incontra, cercando calore ma allo stesso tempo sfogando su di loro, e sull’amico Cliff, la propria rabbia.
L’individualità dei protagonisti si riversa da un microcosmo quotidiano ad un macrocosmo sociale, in cui la collettività vive i contrasti tra borghesia e ceto medio, e il cambiamento è alle porte. Il materialismo, con il conseguente consumismo, incarcera gli animi ribelli, come quello di Osborne, che rivive ancora il suo dramma, con la storia di Jimmy, attraverso gli occhi e l’animo del regista Melchionna, che pare abbia accuratamente pensato alla scenografia: il luogo dove si svolge la scena è un magazzino in cui gli elettrodomestici e i mobili, nel primo atto, sono a livello degli attori, ma nel secondo atto sono sulle loro teste, quasi a lasciar supporre che gli esseri umani siano stati inghiottiti dagli oggetti, quasi imprigionati, sopraffatti dal disordine sociale.
Con “Ricorda con rabbia” va in scena la paura, sentimento che li fa vivere tutti, ciascuno a suo modo, nella terra di nessuno; è una paura paralizzante, quanto mai attuale, che impedisce all’essere umano di realizzarsi. Tanto è cambiato da quel lontano 1956, anche la rabbia, ma non le trappole d’acciaio, diventato ancora più duro, né quella stessa paura, protagonista indiscussa di questo spettacolo, come dello spettacolo quotidiano di ciascuno.
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11 dicembre 2013
This post was published on Dic 11, 2013 21:29
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