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Ri-comporre l’identità: una proposta contro la violenza di genere

Una nuova prospettiva. Una scommessa per il futuro. Un percorso “alternativo”, per provare a scardinare i meccanismi che portano alla violenza di genere. E’ questa la proposta di Loredana De Vita, docente e scrittrice napoletana, che questo pomeriggio ha presentato ai cittadini intervenuti nella suggestiva cornice del Palazzetto Urban il progetto Ri-comporre l’identità. Educazione all’affettività e ai sentimenti”. L’incontro, organizzato nell’ambito delle iniziative del Comune di Napoli per Marzo donna, è stato moderato dalla giornalista Anna Copertino e ha visto l’intervento di due assessori molto attivi su queste tematiche: l’assessore all’istruzione Annamaria Palmieri e l’assessore alle pari opportunità Daniela VillaniLa violenza contro le donne è in continua crescita. Sembra incredibile, dopo tutto quello che è stato fatto negli ultimi anni in termini di leggi, iniziative, Centri Antiviolenza, informazione. Eppure è una drammatica e sconcertante realtà: femminicidi all’ordine del giorno, denunce esigue, drammi familiari che si consumano in silenzio. Ancora oggi, donna su 3 dai 16 ai 70 anni è vittima di violenza. Una violenza che assume diverse sfumature: fisica, verbale, economica, psicologica, sessuale. Poco importa. Quello che non cambia è il risultato: esistenze martoriate, famiglie distrutte, minori traumatizzati e instradati a un futuro di precarietà psicologica. E, nei casi peggiori, vite spezzate. Come arginare una spirale che sembra inarrestabile? Come porre un freno a quei meccanismi che, da “innocue” intimidazioni, conducono sempre più velocemente a segregazioni e aggressioni consumate tra le mura domestiche? Loredana De Vita ha provato a dare una risposta: ricomporre l’identità, nel senso di ricostruirla partendo da elementi già esistenti, ma troppo a lungo travisati. Uomo e donna come pari, come portatori di interessi diversi eppure ugualmente meritevoli di attenzione, cura e rispetto. 

E da dove deve iniziare questa delicata operazione di ricomposizione? Naturalmente dalla scuola e dalla famiglia, principali centri di aggregazione giovanile: è in questi luoghi, fisici e simbolici, che i ragazzi vanno educatiallenati a un confronto rispettoso e costruttivo tra identità maschile e femminilecercando di scardinare preconcetti e stereotipi largamente diffusi. 

Già, perché proprio lo stereotipo è uno dei principali responsabili dell’instaurarsi di relazioni malate tra i due sessi. Affonda le proprie radici nella pubblicità, nelle immagini, nella cinematografia e perfino nella cultura popolare, avallando un ideale di rapporto uomo-donna del tutto fuori luogo, offensivo, superato. La lista di esempi è pressoché infinita: c’è l’idea malsana per cui all’uomo debba essere associata un’immagine di forza e prevaricazione, e alla donna invece quella di debolezza e remissivitàL’idea dell’amore come possesso. O ancora, la convinzione che la donna sia inferiore all’uomo e in quanto tale non meritevole della stessa credibilità. Perché sì, sembra incredibile, ma succede ancora. “In un convegno in cui intervengono cinque o sei relatori, di cui la maggioranza sono maschi , la protagonista che viene continuamente interrotta nei suoi interventi è sempre la donna”, ha spiegato l’assessore Villani. E poi, il preconcetto dei preconcetti: quando avviene una violenza, “è la donna che se lo è cercato”. È la donna, che con la sua “troppa” femminilità, scegliendo di mettere una gonna, o di essere “troppo” gentile, attira gli occhi “naturalmente” famelici di un maschio “giustamente” depravato. Follia pura. Pura, e dolorosa. Convinzioni ridicole, spesso avallate da articoli di cronaca.   Ma una speranza c’è. È necessario cambiare prospettiva, ha spiegato la De Vita: l’urgenza non è quella di insegnare alle donne come non essere “attenzionate” dagli uomini, ma insegnare agli uomini il rispetto di genere  a prescindere, e a latere, ricomporre l’identità delle donne stesse come altre, come diverse dall’uomo, ma non per questo meno meritevoli di rispetto.

La speranza dunque è agire a monte, coinvolgendo i giovani  ma anche i loro formatori (genitori, educatori, docenti, giornalisti, scrittori,) in un confronto sui temi dell’educazione all’affettività e ai sentimenti, per affermare come identità maschile e femminile non debbano porsi necessariamente in un ordine di superiorità/inferiorità, ma, piuttosto, in un’ottica di uguaglianza nella diversità. Solo da un percorso simile può nascere il rispetto, la parità e soprattutto un amore autenticoUna riflessione bellissima e profonda, che oltre ad aver incontrato il sentito interesse degli assessori e dei partecipanti, accende una speranza concreta per tutti gli addetti ai lavori che da hanno fatto proprie queste battaglie.

di Annalisa Avitabile

This post was published on Mar 11, 2017 11:54

Redazione Desk

Questo articolo è stato scritto dalla redazione di Road Tv Italia. La web tv libera, indipendente, fatta dalla gente e con la gente.

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