Pompei, visita guidata in Casa del Larario di Achille

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Pompei, visita guidata in Casa del Larario di Achille

Dal 24 al 10 gennaio, la Soprintendenza Archeologica di Pompei propone visite speciali alla raffinata casa del Larario di Achille, dalle ricche decorazioni parietali.

Dal 24 al 10 gennaio, la Soprintendenza Archeologica di Pompei propone visite ‘speciali’ alla raffinata casa del Larario di Achille, dalle ricche decorazioni parietali. Una tra le più belle domus di Pompei, l’antica dimora pompeiana e’ stata di recente restituita alla pubblica fruizione e area accessibile con facilità a tutti i visitatori, anche con difficoltà motorie. Per il periodo natalizio il Parco archeologico di Pompei propone, oltre al regolare accesso alla domus, visite accompagnate per tutti i possessori della My Pompeii Card, per scoprire e apprezzare ogni dettaglio delle bellissime decorazioni che caratterizzano la dimora.

Quindi, tutti i giorni dalle ore 10 alle 11, gli abbonati potranno prenotare una visita accompagnata a cura del Parco. Si tratta di visite da 20 minuti per massimo 5 persone per gruppo. La casa è stata riaperta lo scorso 3 dicembre, a seguito di interventi di manutenzione e restauro, oltre che di adeguamento architettonico per l’accessibilita’, aggiungendosi alla serie di edifici del percorso senza barriere architettoniche “Pompei per tutti”. Ubicata lungo via dell’Abbondanza, presenta una elegante decorazione pittorica con colti riferimenti letterari e deve il suo nome alla decorazione in stucco di un ambiente che si apre presso l’atrio, probabilmente un piccolo sacello domestico (larario), con scene della guerra di Troia.

La scelta di questo tema, che si ricollega anche ad alcuni affreschi della Casa del Criptoportico, suggerisce la probabile volonta’ del proprietario della casa di esaltare le origini della sua famiglia, ricollegandole anche alla storia di Roma. Uno degli ambienti rivolti verso il giardino, finalmente resi accessibili, e’ decorato da un grande affresco con due enormi elefanti guidati da amorini che usano come redini rami di mirto, la pianta sacra a Venere. La scena va probabilmente interpretata come una celebrazione della potenza della dea.