Piazza Leonardo, lavori fermi, cantieri aperti. Continua la protesta dei residenti. Ieri nuovo corteo

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di Redazione

Un mese fa li avevamo lasciati così: con i lavori bloccati da qualche giorno e tanta preoccupazione per un cantiere che rischiava, secondo i residenti e i commercianti di piazza Leonardo, di trasformarsi in un buco sempiterno e mai richiuso. Oggi, più di 30 giorni dopo la decisione del Tar, che su denuncia dei residenti ha fermato i lavori per presunte irregolarità nella costruzione di quelli che avrebbero dovuto essere 150 box auto interrati, la situazione a piazza Leonardo non sembra essersi sbloccata, e il rischio paventato dai cittadini sembra che si stia trasformando in amara realtà.

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I lavori sono fermi dal 1° novembre, le scavatrici sono scomparse, ma laddove prima c’era l’asfalto, nel cantiere più grande, quello ad angolo tra viale Michelangelo e via Girolamo Santacroce, ora c’è una voragine che pare nessuno abbia fretta di ricolmare. Un problema, perché dentro la terra, sotto le fondamenta del palazzo, a causa delle forti piogge di questi giorni si sta infiltrando l’acqua. Acqua che, se non si interviene subito, potrebbe accumularsi fino a mettere in serio pericolo la stabilità del palazzo.

Resta poi il problema dei commercianti, che da quando sono stati barricati dietro ai cantieri hanno registrato un sensibile calo negli affari. Una prospettiva non piacevole, soprattutto con l’approssimarsi del Natale. Finora a niente sono valse le proteste dei cittadini, che ieri mattina hanno indetto un nuovo corteo per chiedere la chiusura del cantiere. Saracinesche chiuse dalle 10 alle 13 per i negozi che affacciano sulla piazza e una marcia che da piazza Leonardo ha attraversato via Suarez per raggiungere piazza Immacolata e ritorno. Presenti anche alcuni esponenti politici del M5s, il consigliere della V Municipalità Mariano Peluso e il geometra Lezzi del Comune di Napoli, che ha giudicato “indecente” la situazione della piazza e si è impegnato a chiedere l’immediata chiusura del cantiere. Sperando che i tempi siano, almeno per una volta, “decenti”.

4 dicembre 2013