
Il meccanismo della perequazione e il credito dei pensionati verso INPS(www.roadtvitalia.it)
Nel complesso quadro delle pensioni italiane, emerge una particolare dinamica che vede tutti i pensionati a credito nei confronti dell’INPS.
Non si tratta di un errore contabile o di gestione, ma di un effetto derivante dal meccanismo di perequazione automatica delle pensioni rispetto all’andamento dell’inflazione. Questo sistema, che mira a garantire la tutela del potere d’acquisto delle prestazioni pensionistiche, prevede infatti un adeguamento annuale delle pensioni sulla base dell’inflazione rilevata dall’ISTAT, ma con tempistiche e modalità che possono generare un credito temporaneo a favore dei pensionati.
Il sistema di perequazione pensionistica in Italia funziona tramite un adeguamento annuale delle pensioni, applicato a partire dalla rata di gennaio, in base al tasso di inflazione dell’anno precedente. Poiché, però, a gennaio il dato ISTAT non è ancora definitivo, l’INPS utilizza un tasso provvisorio che viene poi rettificato a fine anno con il tasso definitivo. Se il tasso definitivo risulta più alto, l’Istituto previdenziale deve corrispondere ai pensionati gli arretrati relativi alla differenza non riconosciuta nei mesi precedenti. Questo crea un credito che l’INPS deve saldare nei confronti di chi percepisce una pensione.
Negli ultimi anni questa situazione si è verificata più volte:
- Nel 2023 la rivalutazione iniziale fu calcolata con un tasso provvisorio del 7,3%, mentre quello definitivo fu dell’8,1%. Di conseguenza, a dicembre i pensionati percepirono gli arretrati relativi allo 0,8% di differenza.
- Nel 2024 il tasso provvisorio e quello definitivo coincisero entrambi al 5,4%, pertanto non si generarono crediti o arretrati.
- Per il 2025, invece, il tasso provvisorio applicato a gennaio è stato dello 0,8%, mentre il tasso definitivo ISTAT, reso noto successivamente, è risultato pari all’1%. Ciò significa che da gennaio a dicembre 2025 si accumula un credito pari allo 0,2% al mese che sarà corrisposto entro la fine dell’anno o all’inizio del 2026.
Le novità del 2025 nel sistema di adeguamento delle pensioni
Il sistema di perequazione è stato oggetto di modifiche significative nel 2025, con l’obiettivo di rendere più equo e sostenibile l’aumento delle pensioni in relazione all’inflazione. Negli anni precedenti, in particolare nel 2023 e nel 2024, la rivalutazione delle pensioni era regolata da una progressività a scaglioni, con percentuali di adeguamento decrescenti in base all’importo della pensione rispetto al trattamento minimo:
- 100% per pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo;
- percentuali ridotte progressivamente fino al 22% per pensioni oltre 10 volte il minimo.
La Corte Costituzionale, pur avendo esaminato la questione, non ha ritenuto incostituzionale questo sistema, evitando così di obbligare il Governo a rimborsare i pensionati.
Nel 2025, però, il Governo ha introdotto un nuovo schema più lineare e progressivo:
- 100% di adeguamento per pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo;
- 90% per pensioni tra 4 e 5 volte il trattamento minimo;
- 75% per pensioni superiori a 5 volte il trattamento minimo.
Una novità sostanziale riguarda il metodo di calcolo: la percentuale ridotta ora si applica solo alla parte della pensione che eccede la soglia della fascia di riferimento, mentre la parte fino a 4 volte il trattamento minimo viene rivalutata al 100%. Prima, invece, la riduzione si applicava sull’intero importo pensionistico, comportando una perdita più significativa per i pensionati con redditi più elevati.

L’adeguamento della pensione avviene sempre a partire dalla rata di gennaio, ma il tasso di inflazione considerato a inizio anno è provvisorio. Solo alla fine dell’anno l’ISTAT pubblica i dati definitivi, consentendo all’INPS di effettuare un ricalcolo. Se il tasso definitivo è superiore a quello provvisorio, l’Istituto deve corrispondere gli arretrati ai pensionati per la differenza maturata.
Questa procedura garantisce, seppur con qualche mese di attesa, che il potere d’acquisto delle pensioni venga mantenuto in linea con l’inflazione reale, evitando perdite per i pensionati.
Per l’anno in corso, il credito accumulato è pari allo 0,2% mensile sulla pensione, che sarà corrisposto in un’unica soluzione entro dicembre 2025 o al più tardi nel gennaio 2026. Si tratta di importi modesti, ma comunque riconosciuti a tutela del diritto dei pensionati.
L’INPS continua così a svolgere un ruolo fondamentale di gestione previdenziale, garantendo un equilibrio tra sostenibilità del sistema pensionistico e tutela dei beneficiari, attraverso un meccanismo di perequazione che si evolve per rispondere alle esigenze sociali e economiche del Paese.