venerdì, Marzo 29, 2024
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“Oh, to believe in another world” al Teatro Grande di Pompei

Debutto italiano della nuova opera/film ‘Oh to believe in another world’ al Teatro grande del sito archeologico di Pompei

Debutto esclusivo italiano della nuova opera/film ‘Oh to believe in another world’, sulla 10/a sinfonia di Shostakovich, di William Kentridge, con la Luzernersinfonieorchester, il 29 e 30 giugno al Teatro grande del sito archeologico di Pompei, nel corso della rassegna estiva dello Stabile di Napoli diretto da Roberto Andò, Pompeii theatrum mundi 2022. A dirigere sarà Michael Sanderling, tra i massimi esperti di Shostakovich.

Si tratta dell’opera che il musicista russo compose nel 1953 a pochi mesi dalla morte di Stalin e che è unanimemente considerata “la resa dei conti di Shostakovich con lo stalinismo nel suo insieme e, specialmente nel secondo movimento, un grottesco ritratto musicale del tiranno”.

Il 5 marzo 1953 morì il dittatore Stalin. Nell’estate e nell’autunno dello stesso anno, Shostakovich compose la sua decima sinfonia. Erano passati otto anni dalla nona, e quindi il ritorno al genere sinfonico fu una decisione importante. L’intensità emotiva di questa sinfonia era corrispondentemente grande: una resa dei conti con lo stalinismo nel suo insieme e, specialmente nel secondo movimento, un grottesco ritratto musicale del tiranno.

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Distruzione e degrado umano determinano anche il terzo movimento, in cui Shostakovich intesse anche nelle sue iniziali D-Es-CH- segni inconfondibili della propria sofferenza sotto la dittatura. Le reazioni “ufficiali” alla decima Sinfonia furono contrastanti in URSS; in Occidente, invece, fu subito riconosciuta come una delle opere più importanti del compositore. Fino ad oggi non ha perso nulla della sua schiacciante efficacia.

L’artista sudafricano William Kentridge (Johannesburg, 1955), è uno dei maggiori maestri contemporanei, la sua opera è ricca di riferimenti. Cinema, letteratura, arte visiva, teatro, ma anche questioni sociali, storiche e politiche compongono il suo variegato universo creativo. Di recente Kentridge ha dichiarato: “La situazione in cui ci troviamo non può essere lo stato finale del mondo; ci deve essere una condizione migliore per tutti, artisti compresi”.

Redazione Desk
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