sabato, Aprile 20, 2024
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“Nessuna favola in città”, intervista all’autore Sergio Chianese

E’ grazie al successo ottenuto con la modalità Crowdfunding, cioè trovando “trovare fondi attraverso la folla”, che viene ufficialmente presentato nelle librerie “Nessuna favola in città” – edizioni Bookabook, il libro che segna l’esordio di Sergio Chianese come scrittore.

Considerato che ha presto superato il numero minimo di copie da vendere per fare ingresso ufficiale nelle librerie, quindi “acclamato dalla folla”, sicuramente sarà un successo che stimolerà l’autore a proseguire nel regalarci altri testi.

Come sanno quanti già lo conoscono attraverso i media, la scrittura è per lui un importante strumento per trasmettere le sue esperienze ed esprimere le sue emozioni, cosa che si evince dalle pagine di questo romanzo noir in cui fa intrecciare la vita di quattro personaggi, un uomo e tre donne, ciascuno legato ad un vissuto intriso di esperienze dolorose e poi un futuro condizionato da quelle che condivideranno e dalle quali saranno cambiati in modo indelebile.

Sergio Chianese lasciò la sua città natale, Napoli, a diciannove per trasferirsi a Bologna dove ha studiato cinema al Dams e si è laureato con il massimo dei voti. E’ tra le pareti domestiche, leggendo i vari generi di romanzi collezionati nella libreria di famiglia, che fin da piccolo ha sperimentato tutte le possibilità di conoscenza e gli stimoli culturali che la lettura può offrire.

A Napoli come a Bologna e come dovunque sia stato ha sempre avuto una particolare sensibilità nel percepire aspetti in comune, da un punto di vista emotivo, che legano gli esseri umani indipendentemente dall’ambiente sociale in cui sono inseriti sul grande palcoscenico della vita.

Il giovane autore emergente non ama parlare di sé … forse lo farà nei libri successivi intanto ci confida:

– Le storie dei tuoi personaggi sono frutto di pura fantasia o, soprattutto per quanto riguarda i loro stati emotivi, sei stato ispirato da storie reali?

  • I personaggi sono di fantasia, come del resto le loro vicende. Eppure, le figure che si muovono in ‘‘Nessuna favola in città’’, da quelle principali a quelle secondarie, sono figlie sicuramente di suggestioni, legate alla cronaca, o ad esperienze personali. Il romanzo è infatti un noir che, oltre a raccontare, come vuole il genere, una vicenda tra mistero, violenza e criminalità, sfiora anche diverse tematiche sociali. Dalle difficoltà dei migranti, a quelle di chi nasce e cresce nella periferia difficile di Napoli. Dal precariato giovanile, alla corruzione all’interno delle istituzioni. Il realismo che contraddistingue l’opera, il modo in cui è radicata nella contemporaneità, permette anche ai personaggi di diventare, in qualche modo, a loro volta reali. Uomini e donne che potrebbero camminare tranquillamente per le strade di Napoli e che, nel bene e nel male, agiscono seguendo sentimenti che proviamo tutti.

– Quale pensi sia l’elemento comune tra i personaggi del tuo romanzo (che in realtà sono i prototipi di persone comuni) ?

  • Credo che Vera, Carmine, Anna e Marta, abbiano profonde differenze, ed è stata una delle cose che ho ricercato fin da subito. Perché attraverso personaggi assolutamente distanti come background, età ed esperienze, ho provato ad abbracciare una realtà ampia e complessa, non solo dal punto di vista umano, ma anche sociale. Li ho sempre visti come colori differenti, in grado di rendere variegato il ‘‘quadro’’ che volevo dipingere. Un quadro in cui Napoli, a sua volta rappresentata nelle differenti realtà che la compongono, non è sfondo, ma luogo vivo e personaggio aggiunto. Allo stesso tempo però, i quattro personaggi principali sono costretti, da eventi più grandi di loro, ad incontrarsi o scontrarsi in maniera inaspettata. Ed è così che, le differenze iniziali, diventano sempre più sfumate, tanto da portarli a prendere decisioni, anche estreme, che in partenza non sarebbero mai state pensabili.

– Cosa significa per te essere riuscito a vedere nelle librerie “Nessuna favola in città” attraverso la modalità Crowdfunding?

  • Partiamo dal presupposto che si produce arte in primis per una propria esigenza intima e profonda. Questo aspetto credo che accomuni tutti gli artisti, al di là della disciplina. Allo stesso tempo però il desiderio di ogni artista è quello comunque che le proprie opere arrivino a qualcuno. Che si tratti di una sola persona o di migliaia di persone, fare arte presuppone sempre e comunque la presenza di un pubblico. Non certo per narcisismo fine a se stesso, ma per capire se ciò che un artista ha provato, durante la realizzazione della sua opera, possa essere compreso da qualcun altro e generare quindi emozioni o riflessioni. L’artista è prima di tutto un essere umano e forse una delle figure più sensibili all’interno della società. Ecco perché vedere le emozioni che genera la propria opera diventa linfa vitale per un artista. Uno scambio di energie, che lo spinge a credere ancora di più nella sua ‘‘Weltanschauung’’ e a produrre nuove opere. In un’epoca in cui, per mille problematiche, è difficile trovare le strade per produrre opere d’arte e farle arrivare alla gente (soprattutto se si è emergenti), l’idea del crowdfunding, che porta avanti la casa editrice Bookabook, con risultati più che meritevoli, permette di avere un contatto diretto tra scrittore e lettore. Poiché il lettore, sostenendo la campagna, sostiene un progetto e un autore fin dagli albori. Si tratta di un gesto di valore inestimabile. Il lettore diventa colui che materialmente decide se quell’opera vedrà la luce o meno. Ho ringraziato più volte sui social o in privato, coloro che hanno creduto in ‘‘Nessuna favola in città’’, e continuerò a farlo per sempre, perché se questo romanzo è arrivato alla pubblicazione è proprio grazie a loro e li reputo parte integrante del processo creativo che, come dicevo nella premessa iniziale, deve avere sempre uno sbocco esterno, anche di una sola persona, per non diventare un ‘‘delirio’’ solipsistico, nel quale può finire l’autore, seguendo i suoi mondi immaginari, senza che nessuno ne sia a conoscenza.

– Hai già in cantiere qualche altro progetto editoriale?

  • Sì, oltre al romanzo, ho già scritto la sceneggiatura di ‘‘Nessuna favola in città’’, perché ho sempre pensato, fin dai primi righi, che potesse essere un film e mi auguro di poter trovare produttori interessati a tale progetto. Inoltre, sto lavorando ad un’altra opera che parte da presupposti differenti rispetto al romanzo. Se ‘‘Nessuna favola in città’’, come ho già sottolineato, è un noir che si immerge nella realtà pulsante, bella e anche difficile, della città di Napoli e dei nostri tempi, l’altra opera che è in cantiere, vede sempre Napoli al centro, ma si fonda su atmosfere e visioni diverse. Anzitutto, si tratta di una graphic novel e non di un romanzo. Perché la mia formazione è sempre stata variegata e ho avuto tanti artisti che mi hanno influenzato, non solo romanzieri, musicisti o cineasti, ma anche grandi autori di fumetti. Da un punto di vista creativo poi, credo sia molto stimolante sperimentare e cercare strade sempre diverse, perfino opposte, anche se ciò comporta una fatica maggiore, rispetto a quella di battere sentieri già conosciuti. La Napoli della prossima opera, ad esempio, sarà una Napoli con elementi fantasy ed esoterici. Una sorta di favola dark, un vero e proprio viaggio eroico che porterà avanti una protagonista femminile. Qualcosa di totalmente distante rispetto a ‘‘Nessuna favola in città’’. Non aggiungo altro, perché sono in fase di lavorazione, ma questa idea che ho sviluppato, si avvarrà dell’aiuto di un bravissimo disegnatore, per venire alla luce e sono sicuro che verrà apprezzata proprio come il romanzo.

– Oltre all’introduzione nel mondo editoriale hai un altro sogno nel cassetto?

  • Ho tante idee e sogni da realizzare. Come ho anticipato, vorrei poter sviluppare opere d’arte di vario genere, sia nella forma che nei contenuti. Romanzi, fumetti, film, opere teatrali. Perché durante il mio percorso universitario ho studiato l’arte in tutte le sue forme e ne conosco le varie potenze espressive. Vorrei poter sperimentare linguaggi e raccontare storie, dando ad ognuna la veste migliore. Non mi spaventa gettarmi in cose nuove e spiazzanti, anzi, credo sia importantissimo per non essere mai prevedibile né ai miei occhi, né a quelli di chi mi legge. Ovviamente, tutto dipenderà dall’attenzione che mostreranno le persone nei confronti del mio mondo artistico.‘‘Nessuna favola in città’’ costituisce il mio esordio, sebbene scriva da anni e altri progetti non abbiano avuto la stessa fortuna. È quindi importante che questo viaggio parta con il piede giusto. Coloro che ameranno e consiglieranno il romanzo, daranno la possibilità ad una nuova voce di emergere. Una voce che, ha tante cose da dire e non vede l’ora di poterle dire…

E chi vuole leggere il romanzo può acquistarlo in libreria o online

sul sito:

https://bookabook.it/libri/nessuna-favola-citta/?fbclid=IwAR1aLScr5R1dMlIyXRIgU2rdv21v9jnZKVXdMzq6UXuW-cepnLr-3XkJkaA

Marina Topa
Marina Topa
Insegnante di lingua e letteratura francese. Per caso ha conosciuto il "Pianeta Infanzia" e si è con slancio catapultata nella scuola dell'Infanzia dove, sempre per caso, ha scoperto di amare la scrittura.
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