Compie 60 anni Josè Mourinho. Il tecnico di Setubal rimane un personaggio fuori dal comune, il solito comunicatore incisivo, un frontman delle squadre che allena e che plasma al suo carisma. Ovunque sia andato, ha assorbito le abitudini del pubblico di casa: riti, paure, persino dialetti, facendole proprie, ricercando un’empatia immediata con la tifoseria. All’Inter, Chelsea, Real Madrid e Roma, Mourinho è stato padrone di casa sin dal primo giorno in cui è arrivato. Dove la scintilla non è scoccata da subito, invece, i saluti sono stati senza rimpianti o lacrime. Al Porto, in due stagioni e mezzo, ha vinto due
campionati, una Coppa nazionale e una Supercoppa di Portogallo, ma soprattutto una Coppa UEFA e una Champions League.
Il Chelsea di Abramovich lo sceglie per il salto di qualità
definitivo. A Londra si aggiudica due campionati, due Coppe di Lega, una Coppa d’Inghilterra e una Supercoppa inglese. L’appuntamento con la seconda Champions League però è in Italia, con l’Inter di Moratti che sta dominando nel post Calciopoli. Mou vince tutto, non lascia nemmeno le briciole agli avversari e supera Herrera con un triplete leggendario: quella nerazzurra è l’unica italiana a riuscirci. Al Real Madrid vince un campionato, una Coppa del Re e una Supercoppa spagnola. Poi di nuovo il Chelsea con un’altra Premier League in bacheca, quindi Manchester United, con cui vince l’Europa League, e Tottenham.
A Roma è accolto da messia, come accadde ad Helenio Herrera 56 anni prima. E un anno dopo a Tirana alza la Conference League interrompendo il digiuno giallorosso di 14 anni. Josè Mourinho diventa così il primo tecnico a vincere tutti i trofei Uefa in attività. Ad appena 60 anni.
