L’eredità di pace di Willy e Francesco Pio

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L’eredità di pace di Willy e Francesco Pio

E’ trascorso un mese dalla fiaccolata che il 22 dicembre è stata fatta a Napoli per ricordare Santo Romano, Emanuele Tufano, Arcangelo Correra, Giovanbattista Cutolo e Francesco Pio Maimone: giovanissime vite spezzate, vittime innocenti della criminalità.

Le loro tragiche vicende ricordano da vicino la straziante fine di Willy Monteiro Duarte, 21enne giovane di origini capoverdiane, pestato a morte dalla più bruta violenza razzista di una banda di bulli a Colleferro il 6 settembre 2020 per futili motivi: aveva voluto difendere un suo amico.

Tanti episodi come quello di Willy e di tanti giovani barbaramente sottratti al proprio futuro vanno ricordati perché, come c’è scritto in trenta lingue sul monumento all’ingresso del campo di concentramento di Dachau “Coloro che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo

Questa frase di George Santayana, filosofo, scrittore, poeta e saggista spagnolo, esprime bene un’esigenza primaria di questo tempo difficile e violento.

Il sindaco di Colleferro ha detto: “Nulla di ciò che è stato può essere dimenticato perché sarebbe una grande ingiustizia rendere vano il sacrificio della vita di Willy che ha dimostrato a tutti, con coraggio, quanto l’indifferenza non appartenga a tutti i giovani”.

I giovani, molti giovani, testimoniano con il sacrificio della propria vita a un modo di adulti incattiviti e indifferenti che esiste invece un modo umano e civile di vivere.

Significativamente ne sono testimoni anzitutto i genitori di questi poveri ragazzi

Mio figlio non è morto invano se è vero che ha tentato di salvare un’altra vita“ ha detto il padre di Willy. E la madre Lucia qualche mese fa, a Roma – in occasione del Festival dello Stupore  “Make peace: meno violenza, più futuro” – ha trasformato il dolore in un messaggio, rivolto soprattutto ai giovani, che invita alla pace che nasce da quel rispetto reciproco e da quella gentilezza praticati quotidianamente da Willy: “Credo che la pace possa nascere dai piccoli gesti del nostro quotidiano

A Napoli i genitori di Francesco Pio Maimone, 18enne barbaramente ucciso a Mergellina la notte tra il 19 e il 20 marzo 2023, hanno scelto – in una città dove c’è una guerra in corso che falcia la vita di tanti giovani – di tenere viva la memoria di Francesco Pio attraverso il suo buon esempio e i suoi valori, contrastando la violenza metropolitana in corso con segnali di solidarietà e vicinanza ai più fragili.

Il papà Antonio ha detto: “Il dolore deve diventare amore, l’amore scaccia la rabbia e la vendetta. E la madre Tina: “Ci hai insegnato tanto, figlio mio. Sei stato coraggioso e coerente con i valori della vita, quali il rispetto, l’onestà e soprattutto la solidarietà”. Quella solidarietà che portava Pio a prendere a casa propria una scatola e a riempirla di cibo, per portarla alla mamma di un suo amico in stato estremo di bisogno perché abbandonata dal marito. O a difendere un ragazzo disabile della sua scuola da un gruppo di bulli che lo avevano preso di mira.

Tina, dopo una notte trascorsa con i volontari di Sant’Egidio ad aiutare i senza fissa dimora e conclusa vicino lo chalet di Mergellina dove suo figlio ha perso la vita, afferma in una lettera rivolta a Francesco Pio,: “Tu ci hai preso per mano e guidati. Avevi ragione tu figlio mio, il bene scaccia il male”.

E termina: “Non permetteremo che la sofferenza congeli la vita, non lasceremo alla morte l’ultima parola, sarebbe una sconfitta».

Parole tanto sofferte, di una memoria drammatica e vitale al tempo stesso, che vogliono incoraggiare le famiglie e le madri che come lei fronteggiano ogni giorno il dolore disumano della perdita violenta di un figlio così giovane.

Parole di perdono e di speranza ispirate dall’altruismo dei propri figli, inviti a non dimenticare e a non ripetere il passato di violenza, ma a costruire e vivere la pace. Parole che sentiamo rivolte a noi tutti.