Il mondo del giornalismo è in lutto: il 21 luglio la 50 enne Laura Santi, giornalista, blogger e attivista dell’Associazione Luca Coscioni, ha lasciato la vita terrena, trovando finalmente la tanto agognata pace grazie al suicidio medicalmente assistito, una pace fortemente desiderata dopo anni di dolori a causa di una sclerosi multipla progressiva che non le lasciava un attimo di tregua. Dopo un peggioramento irreversibile delle sue condizioni, che l’aveva resa quasi completamente immobilizzata e dipendente, aveva espresso chiaramente la sua volontà di porre fine alla sua vita con dignità, nel rispetto delle sue scelte. “Non voglio morire oggi e nemmeno domani. Anzi, se la mia malattia restasse così, ve lo dico, io resterei qui. Amo la vita, ho un marito meraviglioso”, scriveva fino a qualche anno fa. Ma ormai, dopo 25 anni di malattia, era diventata completamente tetraplegica, dipendente in tutto e per tutto dall’assistenza. “Vorrei, un giorno, poter dire basta. Vado via. Aiutatemi a morire”, spiegava poi con lucidità a novembre 2022, quando aveva presentato una richiesta formale alla Asl Umbria 1 per accedere al suicidio medicalmente assistito previsto nei casi in cui il paziente “sia affetto da una patologia irreversibile, soffra in modo insopportabile, sia pienamente capace di prendere decisioni e dipenda da trattamenti di sostegno vitale”. Ma in realtà tutto si era bloccato e perché? L’Asl non le riconosceva il requisito, sostenendo che non fosse sottoposta a sostegno vitale. Ed è proprio grazie all’intervento e sostegno dell’Associazione Luca Coscioni che la battaglia ha avuto l’epilogo sperato, dando vita alla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale sui termini del suicidio medicalmente assistito: nella mattinata di lunedì (seppur la notizia si è diffusa ufficialmente il giorno successivo), la donna si è spenta nel letto di casa sua con il sostegno di suo marito Stefano Massoli, il suo angelo: “Ciao amore, ciao vita” gli ha detto Laura poco prima di ricevere l’iniezione letale, dandogli il via libera per uscire dalla stanza, risposta poi da lui con un “vai amore, sei libera”.
La morte di Laura Santi fa accedere prepotentemente i riflettori sul tema del suicidio medicalmente assistito, tornato al centro del dibattito pubblico in Italia dove l’aiuto al suicidio è considerato reato in base all’articolo 580 del Codice Penale, che punisce chi “istiga o aiuta” qualcuno a togliersi la vita. Una svolta significativa è arrivata nel 2019 con la storica sentenza della Corte Costituzionale sul caso di Marco Cappato e DJ Fabo: la Consulta ha stabilito che, in presenza di precise condizioni (malattia irreversibile, sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili, piena capacità di intendere e volere e possibilità di mantenersi in vita solo grazie a trattamenti di sostegno vitale), non è punibile chi aiuta una persona a morire. La sentenza ha segnato un punto di svolta, ma ha lasciato un vuoto legislativo che il Parlamento non è ancora riuscito a colmare: da allora, vari tribunali hanno autorizzato singoli casi di suicidio assistito, ma la mancanza di una legge organica rende il percorso faticoso, incerto e spesso doloroso per i pazienti e le loro famiglie. Nel 2021 l’associazione Luca Coscioni ha promosso una raccolta firme per un referendum abrogativo dell’articolo 580 del Codice Penale, raccogliendo oltre un milione di adesioni ma nel 2022 la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il quesito referendario, giudicando che l’abrogazione della norma avrebbe lasciato la vita “priva di una tutela minima”.
Non sappiamo se e quando ci sarà un vero punto di svolta sull’argomento in Italia, ciò che resta come un punto fermo è la lettera di saluti lasciata da Laura: “La vita è degna di essere vissuta, se uno lo vuole, anche fino a 100 anni e nelle condizioni più feroci, ma dobbiamo essere noi che viviamo questa sofferenza estrema a decidere e nessun altro. Io sto per morire. Non potete capire che senso di libertà dalle sofferenze, dall’inferno quotidiano che ormai sto vivendo. O forse lo potete capire. State tranquilli per me. Io mi porto di là sorrisi, credo che sia così. Mi porto di là un sacco di bellezza che mi avete regalato. E vi prego: ricordatemi”.
This post was published on Lug 24, 2025 8:30
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