Non gli aveva detto nulla, anzi, qualcosa aveva detto, ma in macedone. Già questo sarebbe bastato per far venire più di un dubbio, non dire alcunché e dire qualcosa in macedone non sono la stessa cosa, a meno che il macedone non sia una lingua inesistente. Le scuse addotte da Goran Pandev e dal suo agente Carlo Pallavicino (aveva bisogno di un avvocato difensore? Coscienza sporca?) sono da subito sembrate farlocche e sospette, tranne per i tifosi del Napoli, ma come poteva esse altrimenti? Il Napoli fu defraudato, derubato dal perfido Mazzoleni e dal guardalinee. La Supercoppa Italiana andava data di diritto alla squadra partenopea, ma il potere del nord aveva colpito ancora e molto duramente.
Il Napoli era sconvolto, perplesso, arrabbiato con un sistema truffaldino e criminale, tanto da non presentarsi, in maniera molto signorile e sportiva, alla premiazione. Ma si sa, le bugie hanno le gambe corte e la verità a volte può essere ancora più dura della realtà, soprattutto se è una realtà a cui si è voluto credere per non guardare in faccia ai reali problemi (i napoletani sono famosi per questo ”prosciuttismo”, malattia che colpisce gli occhi). Carlo Pallavicino, agente di Pandev, sul suo profilo Twitter, fa trapelare il motivo per cui Mazzoleni espulse l’attaccante azzurro. Altro che macedone, Pandev l’italiano lo sapeva fin troppo bene:
Un’espulsione sacrosanta, ecco la verità, la dura realtà. Come era realtà l‘inferiorità della squadra di Mazzarri, ma ai tifosi napoletani piace credere che le sconfitte arrivino sempre perché c’è un sistema che vuole giocare loro un brutto scherzo, vogliono credere alle panzane dei giornali anti-juventini, alle chiacchiere imbonitrici del loro presidente. Facciano pure, mentre loro abboccano a tutto questo, la Juventus mette i trofei in bacheca. Tutti felici e contenti