
I poteri dell’Agenzia delle Entrate e il quadro normativo di riferimento(www.roadtvitalia.it)
Nuove disposizioni della Corte Suprema di Cassazione ampliano i poteri dell’Agenzia delle Entrate in materia di controlli fiscali.
Questa evoluzione normativa e giurisprudenziale segna un passo importante nella lotta all’evasione fiscale, rafforzando gli strumenti di indagine a disposizione dell’Amministrazione finanziaria.
L’azione di controllo del Fisco si basa sull’articolo 32, comma 1, n. 2 del D.P.R. 600/1973, che disciplina l’accertamento delle imposte sul reddito. In base a questa norma, le movimentazioni finanziarie – sia in entrata che in uscita – si presumono riconducibili ad operazioni imponibili, salvo che il contribuente riesca a dimostrare con prove documentali e circostanziate l’estraneità fiscale di tali movimentazioni o che esse siano già state dichiarate.
Questa disposizione determina una inversione dell’onere della prova: spetta infatti al contribuente fornire spiegazioni analitiche e dettagliate per ogni transazione sospetta, al fine di escludere che si tratti di compensi, ricavi o redditi non dichiarati.
A sostegno delle attività di accertamento, l’Anagrafe dei rapporti finanziari rappresenta un importante strumento di monitoraggio. Si tratta di un vasto archivio digitale che raccoglie informazioni su conti correnti, carte prepagate, investimenti e altri strumenti finanziari intestati ai contribuenti italiani. Grazie a questa banca dati, l’Agenzia delle Entrate può efficacemente incrociare i dati bancari con le dichiarazioni dei redditi, individuando eventuali discrepanze e potenziali violazioni fiscali.
Controlli estesi a familiari e conviventi: le novità della Cassazione
Fino a oggi, l’accesso ai dati bancari di un contribuente da parte dell’Agenzia era strettamente legato a un accertamento specifico sul titolare del conto. Tuttavia, l’ordinanza n. 13761/2025 della Corte Suprema di Cassazione ha stabilito che tali controlli possono essere legittimamente estesi anche ai conti intestati a persone a lui collegate, quali soci, familiari o conviventi, ma solo a fronte di elementi che facciano presumere un’intestazione fittizia del conto.
Il criterio non è quindi di automatismo, bensì di ragionevole sospetto: il Fisco potrà indagare sui conti terzi solo se emergono indizi che riconducono tali rapporti finanziari al contribuente sottoposto a verifica, ipotizzando che vengano utilizzati per occultare redditi o operazioni illecite.
La Cassazione ha illustrato in modo dettagliato alcuni indicatori “spia” che possono far scattare tali controlli estesi. Tra questi figurano:
- Capacità reddituale ingiustificata dei familiari o conviventi nel periodo d’imposta di riferimento;
- Svolgimento di un’attività economica da parte dei soggetti collegati che risulti compatibile con una redditività superiore a quella dichiarata dal contribuente principale, suggerendo uno “spostamento” dei profitti;
- Infedeltà dichiarativa del contribuente, evidenziata da omissioni rilevanti come ricavi non dichiarati;
- Esistenza di una relazione di stretto legame familiare o di convivenza tra i soggetti coinvolti.
Questi elementi, presi nel loro insieme, consentono di presumere che i conti terzi siano funzionali a nascondere redditi, e pertanto autorizzano il Fisco a estendere l’accesso alle informazioni finanziarie.

L’ordinanza 13761/2025 affronta così il delicato tema dei redditi non dichiarati e dei meccanismi di tutela dell’Agenzia delle Entrate, confermando che la presunzione di intestazione fittizia impone al contribuente l’onere di giustificare dettagliatamente ogni movimentazione sospetta.
Di conseguenza, le verifiche fiscali possono legittimamente coinvolgere i conti correnti intestati a coniuge, convivente o altri familiari, qualora si configuri una condotta evasiva anche per presunzioni.
Questa interpretazione giurisprudenziale si inserisce in una consolidata linea di sentenze della Corte di Cassazione (tra cui la n. 549/2020 e la n. 26173/2011) che hanno progressivamente rafforzato gli strumenti di contrasto all’evasione fiscale, evidenziando l’importanza di un controllo approfondito e articolato anche sulle persone vicine al contribuente.
L’estensione dei controlli si configura quindi come un potente deterrente contro l’utilizzo di intestazioni fittizie di conti bancari come strategie per eludere gli obblighi fiscali.