Le mafie tradizionali “privilegiano sempre più la corruzione alla violenza, rinunciando al ‘controllo militare’ del territorio e scegliendo, invece, una strategia di sommersione”. Lo ha detto, come riporta askanews, il direttore della Direzione investigativa antimafia, generale Nunzio Antonio Ferla, nel corso della presentazione della rapporto annuale della Dia in una conferenza che si è tenuta al Viminale, alla presenza del ministro dell’Interno, Angelino Alfano.
“Oltre alla capacità di accumulare capitali – ha sottolineato Ferla – è sempre più evidente la capacità delle mafie di reperire e impiegare ‘capitale sociale’ ovvero di manipolare e utilizzare relazioni sociali, combinando legami forti (che assicurano lealtà e senso di appartenenza) con legami flessibili aperti verso soggetti esterni all’organizzazione mafiosa e appartenenti al mondo politico, imprenditoriale e istituzionale” con l’obiettivo così di garantire “ai clan un ampio ed eterogeneo serbatoio di risorse relazionali”.
“Il peso dell’economia criminale sul nostro Paese – ha aggiunto Ferla – è fotografato dagli indicatori di diversi studi. La Banca mondiale ha elaborato alcune stime che considerano il grado di penetrazione criminale nel territorio delle mafie e valuta che, a parità di altre condizioni, se le istituzioni italiane fossero state qualitativamente simili a quelle dell’area euro, tra il 2006 e il 2012, i flussi di investimento esteri in Italia sarebbero risultati superiori del 15%: quasi 16 miliardi di euro, agli investimenti diretti effettivamente attratti nel periodo”.
This post was published on Dic 15, 2015 17:49
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