Il Comune di Napoli specula su Napoli Est?

Il Comune di Napoli, soprattutto dopo il 2012 e il silenzio sulla richiesta di Energas, sembra speculare sull'affare Napoli Est. Non solo la Regione sembra boicottare l'effettivo recupero del Porto di Napoli, ma ora scende in campo addirittura il Comune e un ambiguo Karrer.

0
720

L’esperienza tribolata del commissariamento Karrer del Porto di Napoli sembra non avere mai fine, eppure fino a qualche settimana fa si pensava esserci uno schieramento di interessi che vedeva alleati il Comune di Napoli e il Commissario contro il boicottaggio della Regione Campania. In questi giorni sembra capovolgersi tutto e ora ad essere ambiguo e sospetto è il silenzio del Comune di Napoli sulla faccenda che vede protagonisti più di tutti l’Energas, partner diretto napoletano di Q8 Italia e uno strana e tergiversante Autorità portuale.

Chi specula su Napoli Est?

In base alla variazione del Piano Regolatore approvato dalla Regione Campania nel 2004, i depositi di carburante dovrebbero essere delocalizzati dalla zona orientale di Napoli. Della delocalizzazione avrebbe dovuto farsi carico il Comune di Napoli, ma, oltre al mancato impegno in tal senso, ora mina più che mai la sua autorevolezza un diplomatico silenzio sulla richiesta da parte dell’Energas di poter raddoppiare la capacità dei suoi silos di stoccaggio presenti nell’area (in un’area che ricordiamo doveva essere sgomberata dalla Q8 stessa, che nel 2004 promise che nel giro di 10 anni sarebbe andata via da San Giovanni a Teduccio.

Che tipo di silenzio su Napoli Est?

A proposito del silenzio di Palazzo San Giacomo ha molto da dire Lina Lucci, segretario regionale della Cisl, e tuona dicendo al Comune di Napoli di «non rilasciare alcuna autorizzazione». La Lucci ha inviato al sindaco Luigi De Magistris e al presidente del Consiglio comunale Raimondo Pasquino una lettera-ultimatum dove promette di mettere in mora l’Amministrazione.

La Cisl in difesa di Napoli Est

«A oggi l’amministrazione comunale non ha posto in essere alcuna efficace azione per accompagnare questo processo di delocalizzazione, nonostante siano noti i gravi pregiudizi per la salute e la sicurezza della popolazione delle aree interessate ai depositi costieri di prodotti petroliferi liquidi e gassosi e dalle enormi tubazioni che attraversano gli abitati, partendo dalle banchine del Porto fino ai suddeetti depositi. L’inerzia del Comune sta determinando una condizione ancora più grave partecipando, di fatto, all’ampliamento dei depositi costieri su richiesta dell’Energas, che ha chiesto nel novembre del 2012 al Ministero dello Sviluppo economico l’ampliamento dei propri serbatoi da 500 metri cubi, per ulteriori 4.000 metri cubi, finalizzato al quasi raddoppiamento della propria capacità di stoccaggio. Nell’aprile dello scorso anno il Ministero ha indetto una conferenza dei servizi nella quale la Regione ha emesso un parere condizionato a quello del Comune».

L’amministrazione comunale non solo non ha partecipato alla conferenza dei servizi, ma, addirittura, ha perseverato nel suo scandaloso silenzio, facendo intendere, secondo, la Lucci, un gioco di silenzio/assenso. A tutto ciò non sembra infondere speranza nei cuori della cittadinanza la semplice associazione di idee seguita al silenzio e agli accadimenti del  2012. Al 2012 risale l’approvazione del Consiglio comunale del revisionato piano regolatore dell’Area portuale di Napoli, nella quale l’amministrazione ometteva qualsiasi precisazione in merito alla delocalizzazione dei depositi e all’allontanamento delle navi petroliere, gasiere e chimichiere, dalle banchine.

Cosa significa questa sommatoria e associazione di idee? Complottismo o un serio sospetto? Come andrà a finire la questione? Quali voci risaliranno il fiume del silenzio?