Come bestie in coda al macello. Viaggio nel cimitero di Fuorigrotta (FOTO)

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di Anna Copertino

Una domenica come tante, ore 11.00, il giorno successivo alla commemorazione dei defunti. Si entra nel Cimitero di Fuorigrotta e dove dovrebbe regnare il silenzio e l’ordine trovi la bolgia di lavori in corso da più di due anni, cumuli di sporcizia ovunque, secondini ed addetti cimiteriali che tutto fanno tranne quello che gli spetterebbe, veramente, fare per i defunti ed i “viventi”.

Chiacchiere inutili, sigaretta e caffè, in una calma snervante si parla di cellulari, partite e pranzi dalle suocere. Mancano solo i tavolini e potremmo essere al bar. Tutto intorno un fuggi fuggi generale. Gente che si affretta, che cerca di guadagnare prima degli altri l’ambita cabina. Bisogna affrettarsi perché l’ascensore alle 12.00 viene bloccato e non importa se sei anziano, malato o disabile (in carrozzella) se sei al quinto piano e resti sopra. Tanto sei tra chi sicuramente non ti darà fastidio.

Se poi sei fortunato tra attese ed orari arrivi al piano terra, dove la porta dell’ascensore è ad un metro dai “fossi” dove riposano le salme, devi stare attento e fare uno slalom tra i vasi, le foto, le luci e i lumini e poi attento ai cumuli di fiori secchi, cellophane, acqua a spreco e quant’altro potrebbe assicurarti una visita al più vicino pronto soccorso ortopedico, che considerata la malasanità a Napoli, ti dà buone possibilità di ritornare quanto prima lì dove sei caduto.

Mentre cerchi di evitare tutto ciò cercando di mettere a fuoco un ricordo della persona amata, ti avvii all’uscita ed ecco che ti distoglie dai ricordi una folla vociante. È accaduto qualcosa? Qualcuno si è fatto male? No. Semplicemente il Cimitero ha chiuso. Sì. Perché la correttezza al cimitero è chiudere il cancello principale alle 12.00 per non fare entrare più nessuno, e rendere utile solo una sorta di “ruota cingolata” che riporta alla mente la fila delle bestie al mattatoio.

Si paga per le luci perpetue, per le croci, per i fiori, si paga per il “fosso” per la “nicchia ed il nicchione“, si paga la concessione, il marmo, la scritta ed i portavasi e se vuoi puoi avere una foto ceramicata del defunto, costa di più ma dura in eterno. Peccato che però non tutti rilascino ricevuta: se la richiedi diventano scortesi ed irascibili, quasi stessi chiedendo tu una “cosa di soldi” a loro. Del resto la curia, che gestisce il cimitero, come dicono i responsabili, si avvale del supporto dell’antiracket, quindi non c’è niente d’illegale, sopratutto a richiedere ricevute e fatture.

Come bestie al macello, in coda aspettando il nostro turno, tra i furbastri che dai fianchi spezzano la fila e guadagnano prima l’uscita, facendo attenzione a mia madre, penso sempre più che la mia scelta, per quando sarò “salma” sia la più giusta e dignitosa. Per me ed i miei cari.

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3 novembre 2013