di Redazione
Napoli – Il giornale è giunto nelle edicole soltanto questa mattina, ma lo scandalo, il panico e l’indignazione provocate dal titolone di copertina diffuso ieri in anteprima lasciano ben immaginare il successo di vendita che avrà il nuovo numero de “L’Espresso”.
“Bevi Napoli e poi muori”: la scritta campeggia bianca su sfondo nero e presenta la dura inchiesta dei militari americani che, dal 2009 al 2011, avrebbero raccolto un’enorme quantità di dati relativi alla qualità dell’acqua e dell’aria in Campania, al fine di valutare l’esistenza di rischi per la salute dei cittadini americani residenti nelle basi militari locali. Le indagini parlano chiaro: il rischio c’è, dal centro alla periferia, da Napoli a Caserta.
I 30 milioni di dollari stanziati per la ricerca ad opera del comando dell’Us Navy di Napoli hanno dato “buoni” frutti e risultati shock: acque contaminate da sostanze nocive – si parla persino di uranio – rischi ritenuti accettabili per la salute purchè non si superi il limite massimo di 6 anni di permanenza in città, luoghi assolutamente off limits nella zona della provincia, quella compresa tra Casal di Principe, Villa Literno, Marcianise, Casoria e Arzano. Neppure la Napoli bene sembrerebbe zona franca, difatti sarebbe stato già disdetto il contratto d’affitto per la lussuosa abitazione dell’ammiraglio in capo a Posillipo, dove – secondo le stime americane – non è sicuro restare per un periodo superiore ai 3 anni.
Un’inchiesta sulla quale il governo italiano – ma non il giornale attirato dal profumo di scoop – è rimasto solitamente e tristemente in silenzio. Il titolone in anteprima ha iniziato a parlare chiaro già da ieri e la ricerca americana ha destato scalpore ancor prima di essere letta: dalla Regione Campania parlano già di strumentalizzazione, mentre una nota diffusa dal comune di Napoli ha cercato di rassicurare i cittadini sulla qualità dell’acqua erogata.
“La tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente – si legge nella nota – è una priorità di questa amministrazione che, però, non può evitare di segnalare la preoccupazione anche verso forme di allarmismo qualora i dati diffusi, da chiunque, siano privi di fondata documentazione. L’amministrazione attende l’uscita del settimanale L’espresso per leggerne i contenuti e valutare, qualora fosse opportuno, le possibili azioni a tutela dell’immagine della città”.Si, perchè ancora una volta Napoli e i suoi rifiuti – tossici e umani – vengono sbattuti in prima pagina, perchè da quando si parla – finalmente – di Terra dei Fuochi e dei Veleni sembrano spuntare come funghi inchieste e report giornalistici. Quanto spazio dedicato oggi alla Campania e al triangolo della morte: peccato che siano rimaste finora quasi del tutto inascoltate le annose richieste dei cittadini – angosciati ma combattivi – che sollevavano dubbi sullo sversamento illecito di rifiuti tossici nei nostri territori.
15 novembre 2013