
Roma, venerdì 2 maggio 2025, ore 19 più o meno. Una ragazza passeggia nei pressi del Vaticano parlando al telefono con i genitori. Tutto nella norma, all’apparenza. Già, all’apparenza: in realtà d’improvviso la giovane sente dei fischi accompagnati da un grido, “Ammazza, oh”, un chiaro complimento non richiesto né gradito, l’ultima frontiera della violenza di genere, il Catcalling. La vittima in questione è Flavia Restivo, attivista e founder di Italy Needs Sex Education, un movimento che mira a sensibilizzare l’opinione pubblica e le Istituzioni ad un cambiamento radicale nella nostra cultura, ancora troppo maschilista e figlia di una cultura patriarcale che ancora considera normale e accettabile l’invadenza maschile nello spazio e nella vita delle donne. Ciò che ha destato ancor più rabbia poi è il fatto che chi ha usato questa forma di vera e propria violenza verbale è stato un agente della Polizia Locale di Roma Capitale, un tutore dell’ordine, una persona da cui ci si aspetta rispetto e protezione, e che il collega che era con lui è rimasto fermo, impassibile, come se fosse tutto normale. A tal punto, considerando che il Catcalling non è considerato un reato dalla legge, la vittima ha pensato bene di denunciare lo spiacevole accaduto filmando il tutto con il suo cellulare (“Mi ha fatto catcalling? Davvero mi ha fatto catcalling, da Roma Capitale?” si sente nel video mentre si rivolge all’agente) per poi postarlo sui social. “Quanto accaduto è gravissimo. Per questo non dobbiamo mai smettere di segnalare situazioni di questo tipo, subire catcalling è già una violenza, figurati se arriva da un agente di polizia di Roma Capitale” ha poi dichiarato in alcune interviste. E questo gesto non è certo passato inosservato agli occhi di tante vittime di molestie in strada di Roma che hanno notato il video sui social: in breve tempo Flavia è stata contattata da molte ragazze che hanno mostrato solidarietà e supporto con la propria testimonianza in merito, visto che a quanto pare il gesto sgradito non è stato un caso isolato, l’agente in questione si “macchia” spesso di Catcalling, sempre nella zona intorno al Vaticano, e in molte ne conoscono anche il nome. Al proposito del gesto contro Flavia ha poi prontamente risposto il Comando Generale della Polizia di Roma Capitale: “In merito all’episodio ripreso nel video diffuso su alcuni canali social in cui vengono descritti gravi fatti, attribuiti ad un appartenente alla Polizia Locale di Roma Capitale, il Comando Generale si mette a disposizione della signora per raccogliere la sua denuncia, necessaria al fine di poter avviare gli opportuni accertamenti. È ferma volontà del Comando, non solo a chiarire l’accaduto, ma contrastare comportamenti inammissibili, nonché disonorevoli per il Corpo”
E la stessa Flavia ha voluto rilasciare una breve intervista anche per RoadTv Italia:
Buongiorno Flavia, grazie per aver accettato quest’intervista. Come prima cosa ti chiedo: cos’è nello specifico il Catcalling? E come mai è così diffuso?
Grazie a te e un saluto ai lettori di RoadTv Italia. Il Catcalling è una molestia verbale che si subisce in strada fatta di battute volgari, urla, apprezzamenti non richiesti fino ad arrivare a palpate ed altro ancora. Purtroppo in Italia questo tipo di molestia non è riconosciuta e quindi si inserisce in un quadro giuridico molto vago.
Qual’è l’impatto psicologico che il Catcalling può avere sulle persone che lo subiscono?
L’impatto è sicuramente di forte disagio. In tante infatti si trovano a pensare addirittura di aver “provocato” un abuso di tal genere per aver ad esempio indossato una gonna più corta o una camicetta più scollata. Alle volte provoca addirittura la paura quasi di uscire (ed è successo anche a me e a delle mie amiche), un qualcosa che priva anche della libertà di poter fare una passeggiata liberamente.
Nei giorni scorsi è accaduto anche a te un episodio simile, ti và di parlarne?
Io ho subìto varie volte Catcalling. Pochi giorni fa, nel giro di neanche mezz’ora, ho ricevuto almeno 3/4 clacson. Poi, arrivata in zona Vaticano, e mentre ero a telefono, ho sentito e visto un agente di Roma Capitale che mi faceva questi complimenti non graditi: a tal punto, furiosa come non mai, ho ripreso tutto con il mio cellulare per poi denunciare l’accaduto attraverso i canali social. La cosa che mi ha turbato ancor di più è che lui, nonostante tutto, continuava a guardarmi in modo quasi maniacale e con un’aria di chi pensava che fosse tutto normale, come se fosse lecito importunare così, il tipico atteggiamento medio che troviamo ancora in Italia.
Alcuni pensano che il Catcalling sia semplicemente un complimento: cosa rispondi in merito?
In italia, contrariamente ad altri Stati (europei e non), non abbiamo una cultura del rispetto della figura femminile, c’è un oggettificazione continua della donna (migliorata, per carità, negli ultimi 50 anni) e che continua ad essere tale perché non ha subìto un cambio di passo dalla controparte maschile, come ad esempio è successo invece a Paesi come la Spagna. Rimane quindi fortemente radicata una cultura in cui la donna può essere importunata e che il Catcalling viene ad essere quasi un atto di gentilezza.
Ma in Italia il Catcalling è un reato oppure no?
Purtroppo no.
Tu sei attivista e founder di Italy Needs Sex Education che si batte per inserire l’educazione sessuale nelle scuole: perché in Italia c’è ancora questa sorta di tabù nel proporre una materia così importante per gli studenti?
Ecco, tasto dolente. Ho fondato Italy Needs Sex Education perché penso che l’educazione sessuoaffettiva sia la base di tante cose. E, se non affrontata per bene, diventa al contrario la base di una violenza sommersa che potrebbe essere abbattuta e ricostruita. Ci sono tantissime persone che la pensano come me, per fortuna. Il 70% dei genitori sono a favore dell’introduzione dell’educazione sessuoaffettiva a scuola, ed anche gli stessi studenti vorrebbero approfondire la materia. Il problema è che il governo attuale e quella fetta di popolazione ignorante che si porta dietro (di destra o di estrema destra) preferisce tacere in merito, cavalcando quindi delle onde di populismo alquanto preoccupanti.
Cosa pensi si possa fare per contrastare il Catcalling?
Come prima cosa si può iniziare col denunciarlo facendo passare la cultura del rispetto. Fin quando vengono sottovalutate queste molestie non ci sarà mai giustizia. Per fare ciò è necessario un processo culturale dietro, di educazione sessuale, sessuoaffettiva. Prima ancora che la materia diventi obbligatoria nelle scuole però è necessario procedere con il mondo degli adulti, ed è quindi necessario che le Istituzioni prendano le distanze da queste spiacevoli situazioni
Ciò che ancora forse non è ben chiaro in Italia è che il Catcalling non è solo una serie di complimenti innocui, ma una vera e propria forma di molestia verbale, esempio tipico di una cultura gretta e maschilista lì dove chi agisce si arroga il diritto di commentare o giudicare l’aspetto fisico di una donna senza alcun consenso. Ma allora il tanto chiacchierato progresso sarebbe questo?