venerdì, Aprile 26, 2024
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Antonio Genovesi: la prima cattedra mondiale di economia

Antonio Genovesi donò al Regno di Napoli e di Sicilia il primato mondiale della prima cattedra di economia politica.

Tra i tanti e sconosciuti primati del Regno di Napoli ve ne uno non solo italiano ma mondiale, ovvero quello della prima cattedra di economia nel 1754 di Antonio Genovesi. Quest’ultimo fu il filosofo e l’economista che la volle e, in quanto tale, rappresenta una delle massime espressioni delle scienze nel Meridione.

Antonio Genovesi nacque il 1 novembre 1713 nell’entroterra salernitano e precisamente a Castiglione dei Genovesi, nel fu Principato Citra. Di origini modeste la famiglia lo avvia agli studi attraverso la carriera ecclesiastica e così ebbe modo di poter sviluppare la sua prima inclinazione e accedere agli studi universitari. Questa esperienza e le sue origini umili lo spinsero ad elaborare un pensiero che possedeva tra le sue ambizioni quelle di realizzare le condizioni di possibilità di un’istruzione popolare e di massa del Regno di Napoli e di Sicilia, il primato della ragione laica dello stato, l’istituzione dell’economia tra le scienze fondamentali dell’alta formazione, l’esaltazione del lavoro come elemento catalizzatore per la secolarizzazione e l’autonomia dello stato dal potere spirituale e temporale dei papi.

Dopo la docenza di retorica nel 1737 si trasferì a Napoli, dove conobbe e divenne allievo di Gianbattista Vico. Nel 1741 conquisto la cattedra di Metafisica e di Etica, ma ben altri interessi scientifici coltivava in privato, tra cui ricordiamo gli studi di Fisica e Agraria. A partire dal 1754 divenne titolare di cattedra di Commercio e Meccanica (quello che allora poteva essere definita con il nome di economia, o meglio di Scienze economiche), istituita per volontà e sostegno del galileiano Intieri, suo estimatore.

La cattedra in economia diede al Regno di Napoli e di Sicilia il primato italiano, europeo e mondiale per aver costituito, attraverso un concorso pubblico, la prima cattedra di economia politica (tra le altre cose con obbligo di insegnamento in lingua italiana e non in latino). Egli divenne celebre per il suo razionalismo ateo e per  aver scritto tra il 1766 e 1767 il Discorso sopra il vero fine delle lettere e delle scienze (un’analisi sulle cause e le ragioni del declino economico e civile del Regno di Napoli) e le Lezioni di commercio o sia economia civile. L’insegnamento genovesiano dell’economia era composto da studi storici, filosofici, civili, culturali ed erano orientati epistemicamente da una finalità, quella che egli definì la pubblica felicità, il movimento storico e progressivo degli individui e delle nazioni, attraverso un riformismo politico e sociale, verso il meglio.

Sulla scia istituzionalizzata di queste inclinazioni Genovesi condusse il Regno di Napoli e di Sicilia verso l’elaborazione di un assolutismo illuminato, il quale credeva nella secolarizzazione della monarchia, nel raggiungimento dell’indipendenza del potere statuale dalle diatribe religiose e in una laicizzazione dell’istruzione. L’istruzione, inoltre, doveva divenire un’istruzione di massa e popolare. Solo attraverso l’alfabetizzazione e l’istruzione di massa, secondo Genovesi, era possibile strappare dall’arretratezza il Mezzogiorno, il quale così non solo si univa meglio culturalmente e identitariamente, ma, anche, economicamente. Attraverso l’istruzione di massa il popolo poteva entrare storicamente nelle sorti del Regno di Napoli e Sicilia e attraverso la socializzazione del sapere scientifico, riconosciuto da Genovesi come un mezzo produttivo di per sé.

L’insegnamento delle scienze galileiane e delle arti e mestieri incrementavano l’incivilimento, il benessere degli individui in società. Il lavoro e la produzione collettiva e non il diritto e le rendite parassitarie devono essere poste al centro della società. Per Genovesi lo stato deve avere come sua finalità la salvaguardia e lo sviluppo formale e concreto del lavoro sociale; ciò implica la lotta civile della società e dello stato contro il feudalesimo, la proprietà fondiaria, e interventi moderni in merito alle politiche del credito, dei dazi doganali, della politica monetaria.

I cardini del suo illuminismo sono la Filosofia della storia vichiana, dal neoplatonismo di Shaftesbury, dalle Filosofie morali di Gershom Carmichael e Francis Hutcheson. Genovesi fu l’Alter ego di Adam Smith, ma in lui primeggiavano l’antropologia dell’animal civile di Vico e una concezione protosocialista, cooperativa, del mercato concorrenziale, ispirazioni che elaboreranno un modello politico, sociale ed economico unico nel suo genere in Europa e nel mondo.

Probabilmente il modello di integrazione euro-mediterranea nasce nella Napoli di Genovesi e rappresenta nell’attualità un’importante prospettiva scientifica e politica per ripensare il futuro dell’Europa e del Mediterraneo a partire dal Mezzogiorno del mondo.   

 

 

 

 

 

Redazione Desk
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