di Emilia Della Rotonda
La presentazione di “Stanze” prende vita in un dialogo tra l’autrice Celina Dávila, Anna Copertino e le traduttrici Maria Concetta Marzullo e Giuliana Panico, accompagnate dalle letture dell’opera da parte di Massimiliano Foà.
Ricco di riferimenti letterari, “Stanze”, Apeiron edizioni, è composto da venticinque storie, numero basato sul gioco di parole in lingua originale del titolo “Un cuarto 1/4”, nelle quali si raccontano frammenti di vita, con odori, emozioni e sensazioni, in un viaggio nelle stanze di alberghi di tutto il mondo, dalle più lussuose alle più misere.
Il testo, originariamente scritto in spagnolo, ha potuto instaurare un dialogo con il lettore messicano attraverso l’uso di diversi tipi di spagnolo, in base alla stanza di albergo dove era ambientato, come lo spagnolo di Barcellona o quello di Puebla.
Ogni stanza, avendo un diverso background socio-culturale, era una sfida per la traduzione, che doveva avere la capacità di cogliere tutte le sfumature di stanza in stanza. Per questa ragione, nel processo di traduzione, Giuliana Panico e Maria Concetta Marzullo hanno intrattenuto un costante confronto con Celina Dávila in modo da non perdere nella traduzione il senso del racconto e rimanere fedeli al testo originale.
La traduzione, avvenuta durante il lockdown, è stata per le traduttrici uno strumento per viaggiare dalla propria stanza alle stanze di alberghi sparsi per il mondo, quando viaggiare non si poteva, affacciandosi così in tanti microcosmi.
La brevità dei racconti, infatti, permette di poter immergersi in brevi estratti di vita, con alcune voci maschili forti, ma soprattutto tante voci femminili, descrivendo il dramma del non poter vivere la maternità, tutti i modi in cui definire il ciclo mestruale, momenti di violenza e di passione.
Ad accompagnare la presentazione, c’è stata la lettura di diverse stanze tratte dal libro, in particolare quelle lette da Massimiliano Foà che, causa tempo avverso, non ha potuto partecipare, ma che ha comunque fatto sentire la sua presenza con le interpretazioni dei racconti registrate.
Tanti elementi, inoltre, collegano il racconto a Napoli, come i panni stesi sui fili al sole, il ragù lasciato a “pippiare” o le scale in pietra vulcanica.
Dopo la lettura di un’ulteriore brano da parte di Anna Copertino, cala il sipario della presentazione, così come il sipario che si chiude a Lisbona nell’ultima stanza del racconto.
This post was published on Feb 28, 2022 10:18
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