Da pochi giorni, a Torino, lungo il corso Regina Margherita, sono apparsi dei manifesti che non sono i classici pubblicitari, ma veri e propri saluti affettuosi a Paolo Mendico, il ragazzino di soli 15 anni suicidatosi poche settimane fa in provincia di Latina, vittima di bullismo. Paolo era un giovane come tanti: con i suoi sogni, le sue fragilità e quella voglia di crescere. Ma la sua vita è stata schiacciata dal peso insopportabile del bullismo, una violenza sottile e costante fatta di insulti, derisioni e isolamento, una vera e propria catena che giorno dopo giorno gli ha tolto respiro, fino a spingerlo al gesto estremo. Nei corridoi delle scuole spesso si alzava un brusio: sguardi giudicanti, parole che colpiscono come lame. E Paolo era lì, tra quei muri, eppure sembrava già un fantasma. Gli insegnanti hanno notato? I compagni hanno capito? La verità è che tutti hanno visto qualcosa, ma nessuno ha fatto abbastanza. Ed è proprio la sagoma stilizzata di questo giovane, ennesima vittima di bullismo, con un paio di ali e il basso che si staglia nel cielo azzurro, il centro dell’ultimo lavoro di Andrea Villa, street artist torinese da sempre attento e sensibile a tematiche sociali importanti. Sul manifesto c’è anche un verso della canzone “Amico vola via” di Lucio Corsi, che parla di un giovane pronto a spiccare il volo, ma schiacciato dalla società, costretto a indossare un’armatura pesante che gli impedisce di farlo. “Nessuno l’ha aiutato a volare” dice Villa “anzi, lo hanno tenuto a terra. Proprio come è successo a scuola a Paolo, fino al tragico gesto”.
Andrea Villa ha spiegato in questa intervista per RoadTv Italia il senso e l’impatto di questi manifesti rispondendo anche ad alcune domande sul bullismo, sulla memoria di Paolo e sul potere dell’arte di far riflettere:
Ciao Andrea, cosa ti ha spinto a creare dei manifesti proprio per Paolo Mendico?
Anche io ho subito bullismo da adolescente, e avrei potuto fare la sua fine, se non avessi avuto dei professori, degli amici e famigliari che mi hanno sostenuto.
Qual è il messaggio principale che volevi arrivasse con quest’opera?
Che spesso le persone non riescono a realizzarsi (a volare in alto, come nella canzone di Lucio Corsi) poiché la società o il mondo li schiaccia verso terra con pregiudizi o comportamenti e consigli scorretti (l’ armatura che pesa 6 quintali).
Se potessi parlare direttamente ai bulli attraverso una tua opera, cosa gli diresti?
Non è mio compito educare quanto sensibilizzare. Ma sicuramente l’ arte può aiutare a far riflettere, la cultura e il dialogo possono aprire le menti e far provare empatia.
Cosa diresti ai coetanei di Paolo che magari oggi vivono la stessa solitudine?
Non siete mai soli, chiedete aiuto ad amici o parenti, o se loro non sono persone positive a psicologi e professionisti.
Ti sei mai sentito toccato personalmente da episodi di bullismo o esclusione? In caso affermativo, ti andrebbe di parlarne?
Si, diciamo che quando ero adolescente ero appassionato di arte e film d’ autore, ma l’ ambiente scolastico non era molto sensibile a questi temi, si preferiva parlare di erba o droghe in generale. Per fortuna i professori avevano capito le mie necessità e mi davano una mano, ma io mi sentivo molto un pesce fuor d’ acqua. Più che episodi di violenza subivo battutine, esclusioni sociali e dileggianti, insomma violenza psicologica. Che è la forma di bullismo più comune ma anche la più pericolosa, poiché può sembrare semplice “scherzare pesantemente” o “cameratismo” agli occhi degli adulti, e quindi passare in sordina.
Nei tuoi lavori usi spesso ironia e provocazione. Come hai modellato il tuo stile su un tema drammatico come il suicidio di un ragazzo?
Volevo creare un lavoro leggero e non retorico, ma che allo stesso tempo facesse riflettere sul tema. Non mi piace essere pesante nell’ esporre i miei temi, preferisco essere tagliente e creare lavori che possano essere condivisi anche da persone che non hanno mai sentito parlare di questi argomenti.
Secondo te le scuole e le istituzioni italiane fanno abbastanza o si limitano a interventi di facciata?
No, dovrebbero investire di più nell’ educazione sentimentale e nel corretto uso dei mezzi web.
Quando potremo vederti in una scuola per parlare ai ragazzi di bullismo ed altre tematiche importanti attraverso la tua arte?
Presto, sto lavorando a proposito.
I manifesti dedicati a Paolo Mendico diventano un urlo silenzioso contro l’indifferenza, un invito a guardare in faccia il bullismo e le sue conseguenze. E se anche solo una persona, passando davanti a queste opere, si fermerà a pensare che il silenzio non è mai una soluzione, allora l’opera avrà già compiuto il suo scopo.
This post was published on Set 30, 2025 9:20
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