
ph. Cositore
Napoli sempre più città che danza, con “Onegin” al Teatro di San Carlo in questa estate 2025 e un bel po’ di eventi coreutici sparsi qua e là nel golfo. E tra le tante belle occasioni di ballare un pas de deux con una Tersicore partenopea, si è palesata l’IAD di Napoli al Teatro Acacia con “Agaru” e una serata di coreografie no stop! Ma procediamo con ordine, intanto con la direzione artistica di Sabrina Camarda e con una coreografia inedita, ambiziosissima ed intima come poche. “La coreografia Agaru (dal giapponese salire, ndr) – ci spiega infatti la coreografa – è un’esperienza visiva e emotiva che esplora il viaggio interiore incarnando la dolorosa esperienza della perdita. In uno scenario onirico, dominato da scale che si spostano verso l’infinito, in un movimento continuo e inesorabile, come un viaggio che non si ferma mai, che non restituisce ciò che è stato perduto. Ogni passo compiuto sulle scale è un atto di coraggio, di fronte al vuoto, ma anche un incontro con una nuova dimensione della propria esistenza. Agaru è trasformare la sofferenza in luce e il dolore in speranza, cercando di ricostruire un legame invisibile con l’infinito!” Un omaggio, un ricordo e tanto altro ancora che a parole non si riesce a dire. Ed è qui che la danza fa capolino. “Portare in scena questa creazione è stato, prima di tutto, un atto di sopravvivenza – chiosa la direttrice – Un vuoto che non si vede, ma che pesa ogni giorno. Avrei potuto restare in silenzio. Ma ho scelto di danzare. Di trasformare il pianto in gesto, l’assenza in presenza, il buio in un sentiero di luce”. Basterebbe questo titolo così significativo a riassumere una direzione artistica ed un ensemble intero ma, in realtà, “Agaru” è la cosiddetta punta di un iceberg coreutico. Eh sì, perché in scena si sono avvicendate molte altre firme prima di “Agaru”, collocato giustamente a chiusura di una serata così intensa. Prima, però, si sono susseguite “The Fairy Doll” su musiche di Josef Bayer e coreografie di Sabrina Camarda, per procedere con “River” di e con Roberta Ferrante. A seguire il vivacissimo “Fiesta” coreografato da Miladis Borrego e “House” con Vladimir Banbenkov, coreografo anche di “First Steps on the Beat”. Ultimo titolo del primo atto è stato “Danse de la Fidelitè”, coreografato ancora dalla ispiratissima direttrice artistica. Il secondo atto è cominciato con “Iaderton”, titolo a più mani con la Camarda e Giosuè Carbone, Roberta Ferrante e Marcella Romano, ideatrice e docente del celebre metodo GaaD. A seguire “Lollipop” e poi “High Temperature”, pezzo dancehall coreografato da Michele Cuomo. Il successivo “Elementos” di Miladis Borrego è stato un omaggio al flamenco attraverso i quattro elementi di aria, acqua, fuoco e terra antipasto di “Drive” della Camarda con in scena Fabiana Marinaro. Al Teatro Acacia Terisocre in prima linea, dunque, con la propria dimora a Capodimonte, quartier generale dell’IAD di Sabrina Camarda. “La IAD è nata nel 2020, nel cuore di uno dei periodi più difficili della nostra epoca come la pandemia – chiude la direttrice artistica – e mentre il mondo si fermava, ho deciso di scommettere sulla bellezza, sull’arte e sul movimento. Fondato con coraggio e determinazione, l’ensemble è nato da un sogno più forte della paura, da una passione che nessun lockdown poteva spegnere. I primi passi non sono stati facili: lezioni a distanza, sale vuote, incertezze continue. Ma è proprio in quel tempo sospeso che è germogliato qualcosa di prezioso. L’amore per la danza ha unito i giovani talenti in un abbraccio virtuale ma profondissimo, e ha gettato le basi per una comunità vera, viva, che cresce ogni giorno. Oggi, quella scintilla è diventata una fiamma. La danza, per noi, non è solo tecnica, ma una scelta di vita”. Una scelta condivisa in questa stagione 2024-2025 anche con Dino Carano ed Elckjear Franco Bono, ospiti salienti di una cavalcata giunta al termine in vista della ripresa settembrina. Ai posteri l’ardua sentenza.