“Il cosiddetto ‘Vincolo quinquennale’ introdotto con D.L. n°126/2019, afferma che docenti immessi in ruolo con decorrenza giuridica 1° settembre 2020, a prescindere dalle graduatorie di reclutamento, GaE, concorso 2016, concorso 2018 e per ogni ordine e grado di istruzione non potranno partecipare per ben cinque anni né alla mobilità territoriale, né a quella professionale (passaggi di cattedra e di ruolo) e neanche alle successive operazioni di mobilità annuale (Utilizzazioni e assegnazioni provvisorie provinciali ed interprovinciali) e quindi pone i docenti (soprattutto donne e giovani madri) di fronte ad un bivio: diventare docenti di ruolo, dopo decenni di precariato o godere del diritto di famiglia e della ‘cura’ dei propri ‘bambini/e’?”. Così, in un comunicato, Pina Rosato, vicepresidente degli Stati generali delle donne Hub, e Isa Maggi, responsabile nazionale degli Stati generali delle Donne
“Il ‘Vincolo’ – prosegue la nota –, che di fatto contiene in se questa scelta , non espressamente dichiarata, va eliminato, soppresso. È notizia recente: “L’Emendamento per assegnazione provvisoria RIAMMESSO! (con modifica che ne limita validità a un anno….) Si riaccende quindi un lumicino in fondo al tunnel: ma al momento non vi è nulla di certo su come si svilupperà la vicenda. Gli Stati generali delle Donne si appellano a tutte le Forze Politiche, chiedendo di rinunciare ai soliti balletti e giochi politici sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici della scuola, e di sottoscrivere e approvare congiuntamente un Unico e Condiviso Emendamento che sopprima, seppur per un anno la discriminazione in atto e ristabilisca un minimo di equità e dignità ai lavoratori della scuola. Perché di questo si tratta”.
“Le Donne degli Stati generali, auspicano quindi l’approvazione immediata dell’Emendamento che sblocchi la situazione in questa fase pandemica ancora in atto, ma dichiarano con convinzione che saranno a fianco dei/delle “docenti vincolati” per una soluzione definitiva del problema con la totale soppressione di un “Vincolo” che a parer nostro risulta: discriminatorio, retroattivo, che nega la pari opportunità e accentua le disuguaglianze e cambia le regole d’ingaggio a gioco iniziato, e cosa ancor più grave – concludono Pina Rosato e Isa Maggi – che crea antitesi tra diritto al lavoro e diritto di cura dei propri figli/e”.
This post was published on Mag 3, 2021 11:40
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