A Napoli spunta qualcosa che somiglia più a un salto nel futuro che a una semplice novità cinematografica: R3V@LUT1@N, un film-thriller immersivo che non si guarda, si vive. L’idea, firmata dall’artista Corrado Ardone, porta in città il primo esperimento italiano di cinema immersivo di lunga durata, dove lo spettatore non è solo seduto in sala: è il protagonista.
Chi partecipa entra letteralmente nei panni di un uomo accusato di omicidio, sospeso tra realtà e incubi che sembrano veri quanto la veglia. L’anteprima nazionale si terrà domani al The Space Cinema di Viale Giochi del Mediterraneo, dalle 11 alle 13.30, dove l’esperienza resterà anche in programmazione.
Gli esperti dell’evento chiariscono che il cinema immersivo non nasce oggi: negli Stati Uniti e in Asia da anni si sperimenta il confine sottile tra cinema e realtà virtuale. Ma qui c’è la rivoluzione: R3V@LUT1@N porta questa tecnologia in Italia per la prima volta applicata a un film lungo, con una struttura narrativa da thriller vero, che unisce tensione, linguaggio cinematografico e totale coinvolgimento del pubblico. Un’operazione che scompagina il genere e apre un percorso del tutto nuovo.
Le riprese, girate in 180 gradi con una risoluzione 6K, creano un effetto di realtà impressionante: ogni scena diventa un ambiente da esplorare e non un semplice sfondo. Non guardi uno schermo: ci sei dentro, punto. Ogni cambio d’inquadratura è un varco, un percorso, un pezzo di storia che puoi quasi toccare.
Il progetto nasce a Napoli grazie a un team completamente partenopeo, con il supporto di WIP, FilmIt Pro, Maxima Film e The Cult Film. La produzione è firmata da Marzio Honorato, Fernando Pintus, Carlo Licenziato, Roberto Parlati, Roberto Palladino e dallo stesso Ardone.
Scenografie di Peppe Zarbo, fotografia di Roberto Parlati, montaggio ed effetti visivi di Cesare Pistilli. Il cast è ampio e compatto: Annalisa Pennino, Rita Rusciano, Federica Aiello, Peppe Zarbo, Massimo Peluso, con la partecipazione di Marzio Honorato.
Ardone, che è un artista che non sta fermo neanche per sbaglio, la riassume così: “Ho trasformato la mia curiosità in un lavoro“. E con un progetto del genere, difficile dargli torto.











