Categories: CronacaPolitica

Perché abbassare la testa? Sciopero Sociale e risposta al quesito

Venerdì sera sono stato alla manifestazione tenutasi a via Roma, nel cuore di Napoli, in occasione dello Sciopero Sociale che sin dalla mattina ha coperto una buonissima parte della città, imperversando persino in quella che era una zona franca da molto tempo, la Tangenziale, creando non pochi problemi alla viabilità.

Dicevo, ho seguito il corteo che si è mosso lungo via Roma, stazionando davanti alle entrate di alcuni grandi nomi che hanno aperto le porte alla clientela napoletana proprio in quella via così importante, in segno di protesta per chi, quello sciopero, non poteva farlo poiché i diritti base del lavoratore non gli sono concessi.
Diritti quali la maternità, lo sciopero, un contratto degno di questo nome o, nella peggiore delle ipotesi, un contratto qualunque.
Sciopero sociale che scatta proprio adesso che il JobsAct va a cambiare ancora una volta le carte in tavola e rende ancora più difficile la vita del lavoratore.

Non so bene per quale motivo, ma lungo il cammino sono stato avvicinato da ben 3 persone che mi hanno chiesto il perché di quella protesta, come se io ne sapessi più degli stessi che erano lì per protestare attivamente (ndr ero lì per documentare l’accaduto con tanto di macchina fotografica al collo e microfono pronto). Ho dato loro una risposta sommaria, con uno dei tre siamo entrati più nel dettaglio, ma alla fine della manifestazione sono stato io a chiedermi “perché”.

Perché?

Perché in Italia siamo pecore (si, mi ci metto anche io). Siamo pecore perché non sappiamo rispondere alla prima mancanza di “rispetto”, lasciamo perdere perché non vogliamo lo scontro né vogliamo essere giudicati per un pensiero. Siamo talmente pecore che ci facciamo guidare da tante teste che ci indirizzano dove vogliono loro, non dove vogliamo noi, nonostante siamo noi ad aver scelto quelle teste. Li facciamo legiferare contro di noi e questo modus operandi si riflette sulla classe dirigente: se chi comanda in un ambito riesce a imporre il proprio volere, perché chi lo fa in un altro non deve almeno provare? Prova e ci riesce, perché siamo pecore.

Perché se ci dicono “non puoi avere ferie” nonostante sia un nostro diritto, non dobbiamo abbassare la testa e dire “va bene”. Se ci dicono “il contratto dura 3 mesi, tra 3 mesi si vedrà” per 4 anni, non dobbiamo abbassare la testa e dire “va bene”. Se ci dicono “se resti incinta, sei licenziata” come se stessi facendo un torto a qualcuno, non dobbiamo abbassare la testa e dire “va bene”. Se ci dicono “questo mese non te lo pago, vediamo il prossimo” o magari “hai lavorato 60 ore a settimana per questo mese, facciamo che ne hai lavorato 30” non dobbiamo abbassare la testa e dire “va bene”.

Non va bene. Non va bene per niente. Perché così facendo tutti si sentono in dovere di poter trattare il lavoratore come se fosse un oggetto, si accumulano talmente tante ingiustizie da dover fare un baccano enorme per poter semplicemente garantire quello che la legge prevede. Ed è assurdo per me.

È assurdo che ci si debba riunire in strada per riprenderci qualcosa che è già nostro.

Basterebbe dimostrare la conoscenza dei nostri diritti, senza scendere al livello di chi prevarica sulla nostra persona, tenere bene i piedi in terra e dire “no”. Denunciare agli organi competenti l’errore compiuto dal datore di lavoro e perché no, cercarne un altro. Chi ha i soldi non diventa un Dio grazie a quelli, non può comandare a bacchetta, può dar lavoro e farlo come la legge comanda.

Perché ogni volta che abbassiamo la testa, costringiamo tutti gli altri ad abbassarla.

Abbassarla insieme a noi.

This post was published on Nov 16, 2014 2:30

Vincenzo Noletto

Fotografo e giornalista. Appassionato di tecnologia, camicie a quadri e moto sportive degli anni ’70. Ritardatario cronico e dalla battuta sempre pronta, è un killer degli standard con la testa sempre piena di idee nuove.

Recent Posts

Trianon Viviani ricorda Giuliano Longone: “Un brindisi alla vita” per l’intellettuale napoletano

Martedì 23 dicembre un incontro tra testimonianze, omaggi e memoria condivisa per celebrare una figura…

1 ora ago

Da sabato 27 dicembre 2025 al Teatro Nuovo di Napoli “Maestro, cantiamo il Nanianà”

Un concerto che nasce dal desiderio profondo di restituire voce, suono e corpo all’eredità artistica…

1 ora ago

A Napoli un evento irripetibile: belcanto, danza d’epoca e i tesori etruschi del Museo De Feis

Napoli inaugura il 2026 con un evento culturale unico nel suo genere, capace di unire…

1 ora ago

Quarto. Ebbanesis a Casa Mehari: musica, teatro e tradizione partenopea

Lunedì 22 dicembre (ore 20,00) concerto del duo Ebbanesis nel bene confiscato Casa Mehari in via…

1 ora ago

Niente da fare per la Malvin, a Chiusi arriva la 3^ sconfitta consecutiva

Una Malvin in chiaroscuro esce sconfitta (72-58) dal PalaPania di Chiusi al termine di una partita sporca e difficile…

1 ora ago

La Malvin oggi in campo a Chiusi

In attesa che il recupero con la Virtus Imola sia calendarizzato dopo la sospensione di mercoledì sera,…

1 giorno ago