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Natale con i poveri: a Napoli e in Campania 8 pranzi, 750 persone accolte, 300 volontari

Anche quest’anno la Comunità di Sant’Egidio sceglie di festeggiare il Natale insieme a chi vive ai margini. Numeri semplici, ma che raccontano molto: 8 pranzi, oltre 750 persone accolte e circa 300 volontari impegnati tra Napoli e la Campania.

Il 25 dicembre, la Comunità aprirà le sue tavole a senza fissa dimora, anziani, persone con disabilità, bambini, famiglie povere, rom e migranti. Una grande famiglia che si ritrova per condividere il giorno più atteso dell’anno.

Alle 13, nella chiesa di San Pietro Martire a Largo Bonghi e in altri luoghi del Centro storico, ma anche a Fuorigrotta, Scampia, San Giovanni a Teduccio e ad Aversa, saranno allestite lunghe tavolate. Qui si mangerà insieme, senza distinzioni: chi serve e chi è servito finiscono per confondersi, come dovrebbe accadere sempre.

Non mancherà il momento dei regali: un dono per ciascuno, con il nome scritto sulla busta e consegnato da Babbo Natale. Un gesto semplice, ma potentissimo, per dire a tutti: non sei invisibile.

In questi giorni di preparazione sono tanti i volontari che arrivano da tutta la regione per dare una mano. Per molti di loro è anche un modo per dare un senso più profondo al proprio Natale.

Le iniziative non si fermano al 25 dicembre. Nei giorni precedenti e successivi sono previsti altri pranzi e momenti di festa negli istituti per anziani, nei campi rom, nelle Scuole della Pace, a Napoli ma anche a Caserta, Salerno e in altri centri della Campania.
Il 24 e il 31 dicembre si terranno inoltre cene itineranti dedicate ai senza dimora.

Attenzione anche alle carceri:
– il 22 dicembre, a Poggioreale, è previsto un pranzo per 150 detenuti con la partecipazione del sindaco Gaetano Manfredi;
– il 29 dicembre, a Secondigliano, un altro pranzo vedrà la presenza del cardinale don Mimmo Battaglia.

Infine, il 1° gennaio, Giornata mondiale della pace, al termine della Messa delle 11 nel Duomo di Napoli, celebrata da don Mimmo Battaglia, sul sagrato verranno letti i nomi dei Paesi in guerra, accompagnati dalle testimonianze di chi arriva da quei luoghi di dolore.

Un Natale di solidarietà che diventa segno concreto di speranza, in un tempo segnato dall’aumento della povertà, dalle guerre e da una solitudine che colpisce sempre più persone. Perché il Natale, se non è condiviso, resta solo una data sul calendario.

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