Giunge al termine la terza edizione del Festival dell’Oriente, un evento che richiama ormai migliaia di visitatori, curiosi interessati a usi e costumi di paesi come Cina, Thailandia, Giappone, India , Mongolia, Sri Lanka, Indonesia e Vietnam.
La Mostra d’Oltremare anche quest’anno è stata scenario di mostre fotografiche, spettacoli folkloristici, stand gastronomici, dimostrazioni di cure mediche naturali, esibizioni di vario genere culturale ma soprattutto di tanto divertimento e tanta musica.
Nell’area all’aperto adiacente ai padiglioni si è celebrato il 17 e 24 settembre l’Holi Fest.
La festa dei colori è ed è stato di sicuro più attraente per la maggior parte del pubblico.
Un festival che ha anche a Napoli la sua replica ma le cui lontane origini indiane stavano ad indicare un momento di rinascita spirituale: la reincarnazione in altri esseri viventi, gioiosi che salutavano il mondo dei morti e volgevano lo sguardo verso una nuova vita.
La festa, originariamente osservata dalle popolazioni di India e Nepal, inizia con l’accensione di un fuoco in nome di una divinità, Holika (demone delle scritture Hindu).
Holi è infatti una parola di origine indiana e significa “brucia” e le celebrazioni sono un modo per dire addio alla stagione invernale e dare un caloroso benvenuto alla primavera, alla vita .
Oggi è ormai un’esperienza carnevalesca che trova grande diffusione in Occidente.
Un’esperienza paragonabile ad un grande festival di musica elettronica nel quale soprattutto giovani e giovanissimi ballano al ritmo di canzoni dance e si tingono corpi e volti di polveri colorate.
Oltre al lancio delle polveri è stato preparato uno schiuma party con cannoni ad acqua, macchine spara coriandoli, palloncini colorati e piscine in cui immergersi.
Una festa dunque dei colori che generano un clima di pace e coesione tra i partecipanti
Una festa per divertirsi insieme e stringersi in un unico, enorme abbraccio di differenti pigmenti.
Giuseppe Riccardi
This post was published on Set 26, 2017 17:48
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