Un nuovo vento di cultura soffia su Teverola e sull’area agro-aversana: il 25 luglio è nata “La Casetta dei Libri”, una piccola costruzione in legno, sempre accessibile e aperta a tutti. Il suo obiettivo? Diffondere il piacere della lettura in modo gratuito, spinto unicamente dal desiderio di far circolare la cultura in modo libero e spontaneo. Un gesto dal doppio valore: promuovere la lettura e rafforzare il senso di appartenenza alla comunità. Un vero punto di bookcrossing, dunque, che si affianca ad altri già sviluppati sul territorio nel corso di questi mesi. L’iniziativa è stata resa possibile grazie all’intervento di Wake Up Uagliù, un gruppo composto da oltre 100 ragazzi del territorio, che rappresenta molto più di una semplice associazione: è un vero e proprio “grido” per scuotere le coscienze e restituire un autentico senso di comunità al territorio. Il nome scelto per l’associazione è già di per sé un invito all’azione collettiva: unisce l’espressione inglese wake up (“svegliati”) al termine dialettale uagliù (ragazzi, ma anche tutti coloro che hanno voglia di rimboccarsi le maniche, di reagire e prendersi cura del proprio paese). Un’iniziativa, quella della Casetta dei Libri, semplice e al contempo concreta: non servono grandi budget o strutture complesse per fare cultura, ma visione, costanza e amore per la propria terra, ed inoltre prevede l’installazione di altri punti simili in diverse aree della città, con l’obiettivo di trasformare lo spazio urbano in un laboratorio a cielo aperto, dove la cultura diventa esperienza quotidiana. Un invito a guardare il proprio quartiere con occhi nuovi insomma, una “casetta” che non ospita solo libri, ma idee, possibilità, relazioni. Da una semplice chiacchierata con il Presidente di Wake Up Uagliù, Armando D’Agostino, giovane studente universitario ma con le idee ben chiare, ne è nata un’intervista che ha concesso per RoadTv Italia:

Ciao Armando, come è nata l’idea di creare un punto di bookcrossing a Teverola?
L’idea è nata proprio a Teverola, durante un laboratorio realizzato con i più giovani del nostro team. Da lì, è stata condivisa e sviluppata insieme ad altre quattro realtà associative dell’Agro Aversano: Wake Up Uagliù, Noi di Trentola Ducenta, Generazione, Ammuina e Casaluce in Movimento. Ad aprile abbiamo sottoscritto un patto di collaborazione tra queste cinque associazioni con l’obiettivo di mappare il territorio attraverso l’installazione di piccole “casette dei libri” nei luoghi simbolici delle nostre città, dando vita al progetto Libri e Comunità. A maggio abbiamo inaugurato la prima tappa a Casaluce, con il supporto dell’amministrazione comunale: tre eventi culturali, presentazioni di libri e la riapertura di casette esistenti, restaurate e rilanciate per l’occasione. A seguire è stata la volta di Aversa, dove abbiamo donato oltre cento libri alla casetta presente nella villa comunale. Qualche giorno fa siamo arrivati anche a Teverola, nella piazzetta centrale della città, un luogo vissuto quotidianamente da anziani, bambini e famiglie. Ci è sembrato lo spazio ideale per promuovere la lettura e la condivisione gratuita dei libri. Ma non finisce qui: a settembre installeremo due nuove casette, una a Lusciano e l’altra a Trentola Ducenta, continuando a costruire una rete culturale diffusa che parte dal basso, ma guarda lontano.
Secondo te che ruolo ha il bookcrossing nella promozione della cultura sul territorio?
Il bookcrossing è uno strumento semplice ma potentissimo per avvicinare le persone alla lettura e, più in generale, alla cultura.
Rende i libri accessibili a tutti, senza barriere economiche o sociali, e crea un senso di comunità attorno alla condivisione. Quando qualcuno prende un libro da una casetta e ne lascia un altro, si crea uno scambio simbolico che ha un valore enorme: è un gesto di fiducia, di cura e di partecipazione. Nel nostro territorio, spesso carente di spazi culturali e occasioni di incontro, il bookcrossing diventa un modo concreto per riappropriarsi dei luoghi pubblici e trasformarli in piazze di conoscenza e confronto. Non è solo un progetto di libri: è un messaggio, un invito a prendersi cura del proprio territorio anche attraverso piccoli gesti come leggere, donare o scambiare un volume. Con “Libri e Comunità” stiamo cercando di seminare cultura diffusa, perché crediamo che la vera rivoluzione parta proprio dalla partecipazione e dalla condivisione.
WakeUp Uagliù si adopera fin dalla sua nascita di progetti sociali: uno che ti sta particolarmente a cuore?
Ce ne sono davvero tanti, soprattutto nel nostro primo anno di attività, in cui non ci siamo mai fermati e abbiamo cercato di lasciare il segno in ogni iniziativa. Siamo partiti con il format di Luca Abete “Non ci ferma nessuno”, un talk dedicato al benessere mentale dei giovani. Poi la collaborazione con UNICEF, che ci ha regalato emozioni forti: dalla serata in RAI agli incontri con artisti come Sal Da Vinci e Lillo, passando per la Giornata del Gioco e i tavoli di confronto tra ragazzi, scuole e istituzioni. Abbiamo realizzato anche “Non Aspettando il 25 Novembre”, una campagna contro la violenza di genere che ha toccato sei scuole e tre comuni, con talk, musica e testimonianze dirette. Un format pensato per parlare ai ragazzi in modo vero, coinvolgente. E poi le attività con la Regione Campania e l’assessorato alle Politiche Giovanili, che ci hanno dato fiducia e spazio. Ma se c’è un progetto che sento davvero mio, è “Next Gen”. È un gruppo nato in associazione, composto da ragazzi tra i 13 e i 16 anni, che si stanno avvicinando al volontariato e alla cittadinanza attiva. Ci tengo profondamente perché, quando ero piccolo, anche io avevo dentro questo fuoco: volevo partecipare, dare una mano, fare qualcosa per gli altri. Ma troppo spesso mi sentivo dire: “Sei troppo giovane”, “Aspetta”, “Non è il tuo momento”. Crescendo, quella sensazione di ingiustizia mi è rimasta dentro e ha alimentato la mia voglia di creare spazi dove nessuno debba sentirsi “troppo piccolo” per fare la differenza. Con Next Gen stiamo facendo proprio questo: stiamo dando fiducia, strumenti e libertà ai ragazzi per esprimersi, imparare, sbagliare e crescere. Li affianchiamo con tutor poco più grandi, che li aiutano a superare le difficoltà dell’adolescenza, a credere in sé stessi, a diventare protagonisti. Per me è il progetto che più rappresenta la mia crescita personale: da quel bambino a cui non veniva dato spazio… al giovane che oggi lo spazio lo crea per gli altri.
In che modo cercate di coinvolgere i giovani?
Coinvolgere i giovani per noi significa prima di tutto ascoltarli e renderli protagonisti. Uno dei nostri primi motti fu proprio ESSERE PROTAGONISTI. Non imponiamo progetti dall’alto, ma li costruiamo insieme, partendo dalle loro idee, dalle loro esigenze e dal loro vissuto. Cerchiamo sempre di usare linguaggi vicini a loro: i social, il dialogo diretto, ma soprattutto la fiducia. Un esempio concreto è stato il dossier sulla violenza urbana, nato in un momento in cui il fenomeno della malamovida stava diventando sempre più presente nei nostri territori. Attraverso un video diffuso online, abbiamo lanciato un invito aperto a tutti i giovani: rappresentanti d’istituto, universitari, membri dei forum giovanili. Gli abbiamo chiesto di dire la loro, di raccontare cosa vivono, cosa pensano e cosa vorrebbero cambiare. Da lì è nato un confronto reale, fatto di riflessioni, contributi e proposte, che poi abbiamo raccolto in un documento e portato all’attenzione delle istituzioni. È stato un passaggio importante perché ha dimostrato che i giovani, se coinvolti nel modo giusto, non sono spettatori ma possono essere protagonisti consapevoli di un cambiamento. In fondo, basta poco: un invito sincero, uno spazio vero e qualcuno che abbia il coraggio di prenderli sul serio.
Collaborate con altre realtà del territorio? Se sì, in che modo?
Sì, collaboriamo con tante realtà del territorio e non solo.
Abbiamo costruito sinergie con UNICEF Italia, con numerose scuole, con la Caritas Diocesana grazie al progetto della Calza Solidale, e con diverse associazioni giovanili e culturali dell’Agro Aversano. Ma non ci siamo fermati al livello locale: abbiamo attivato collaborazioni anche con enti istituzionali come la Regione Campania e il Ministero della Funzione Pubblica, partecipando a progetti, eventi e tavoli di confronto. Per noi fare rete significa crescere insieme, condividere visioni e rendere ogni iniziativa più solida, più inclusiva e più incisiva.
Quali sono i vostri progetti futuri?
In questo momento ci stiamo preparando ad aprire un nuovo capitolo della nostra bella storia. A novembre tornerà la seconda edizione di “Non Aspettando il 25 Novembre”, un format che ci sta molto a cuore e che coinvolgerà ancora una volta scuole e territori nella promozione di messaggi contro la violenza di genere. In parallelo, vogliamo affrontare un’altra tematica fondamentale: il bullismo, soprattutto tra i più giovani.
Stiamo anche valutando l’idea di investire in nuovi spazi di incontro e socialità, capaci di accogliere attività continuative e appuntamenti sportivi pensati come occasioni di aggregazione e crescita. Da settembre, inoltre, riapriremo ufficialmente le iscrizioni all’associazione: abbiamo bisogno di nuove energie e volontari pronti a mettersi in gioco per costruire eventi di qualità e portare avanti iniziative sempre più radicate nel territorio.
Pensi che promuovere la cultura possa distogliere i giovani dalla criminalità dilagante?
Assolutamente sì. La cultura ha il potere di aprire orizzonti, di accendere curiosità e di offrire alternative reali ai giovani, allontanandoli dalla strada della criminalità. Quando si legge, si ascolta musica, si partecipa a eventi culturali, si entra in contatto con idee e storie diverse, si costruisce una consapevolezza più profonda di sé e del mondo. È in questo spazio che nasce il desiderio di cambiare, di migliorarsi, di essere parte attiva di una comunità. Personalmente, mi ispiro molto a figure come Angelo Vassallo, che non solo è stato un amministratore coraggioso, ma anche un uomo che ha coltivato valori come il rispetto per la natura, la bellezza e la giustizia sociale. Sono convinto che la cultura, nelle sue mille forme, sia il modo migliore per trasmettere questi valori e per educare i giovani a vivere con responsabilità e speranza.
In che modo i cittadini possono sostenere o contribuire al progetto?
I cittadini possono sostenere il nostro progetto in tanti modi, anche molto semplici. Partecipando ai nostri eventi, dando il proprio supporto con la presenza o con piccoli gesti come un like o un commento sui nostri canali social. Sono gesti che fanno la differenza e ci danno energia. Un ringraziamento speciale va alle famiglie dei nostri soci: è bello sapere che dietro a oltre 100 ragazzi ci sono tanti genitori che fanno il tifo per noi e ci accompagnano con affetto. Wake Up Uagliù non è solo un’associazione, è una grande famiglia che cresce insieme giorno dopo giorno. Ribadisco inoltre che a settembre riapriremo le iscrizioni. Se sei un giovane che vuole diventare protagonista del proprio territorio, non esitare a contattarci. È il momento giusto per mettersi in gioco, crescere insieme e fare la differenza. Ti aspettiamo!
A Teverola, grazie ai “uagliù” che si sono svegliati, la speranza ha trovato una casa. Wake Up Uaglù si trova in via Fratte,15 Teverola (Ce). Per info https://www.facebook.com/wakeupguagliu/










