La situazione conflittuale tra la tanto chiacchierata etnia rom e gli italiani sta coinvolgendo in questi ultimi giorni i più ampi strati della popolazione. Oltre alle migliaia – quasi mai è possibile censirli – di rom che “vivono” nei campi e nelle baracche fatiscenti ci sono anche tantissimi rom che si sono perfettamente integrati nel tessuto sociale italiano. Persone che lavorano, che mandano i loro figli a scuola, che rispettano le leggi e che pagano le tasse. E’ la storia di Nicola Bevilaqua, 38 anni, etnia rom integrato da oltre due generazioni.
Gli avi di Nicola sono arrivati dai Balcani circa 100 anni fa e, con ogni probabilità, erano alcuni dei celebri “fabbri zingari” che si guadagnavano da vivere riparando gli attrezzi agricoli dei contadini. I rom hanno, infatti, una grandissima tradizione nella lavorazione dei metalli. Nicola ha voluto prendere le difese di Pisani e di quanti, in questi giorni, si sono scagliati contro i nomadi che vivono a Scampia non rispettando alcun tipo di regola vivendo, spesso, al di sopra delle leggi. «Non credo che Pisani sia razzista – dichiara Nicola – penso che sia giusto dare a tutte le etnie la possibilità di integrarsi su un territorio e in una società ma, come succede in tutti i paesi, prima di pretendere diritti bisogna imparare a rispettare le regole di quel determinato paese». L’uomo si è detto interdetto da quanto sta vedendo in questi ultimi giorni e ha preso decisamente le distanze da quanti hanno scelto di vivere non rispettando le regole. «In tutti i paesi ci sono delle regole e non si può vivere al di sopra di esse. Non esistono etnie che sono per patrimonio genetico criminali, chi pensa questo è in malafede. Esistono delle persone che hanno scelto di vivere in una determinata maniera e vanno condannati i singoli individui non le intere comunità».
Sulla stretta attualità, che ha visto i napoletani ribellarsi contro i mercatini della “monnezza” e contro i rom che rovistano tra i rifiuti Nicola afferma: «Certe cose succedono quando i cittadini di un determinato quartiere arrivano all’esasperazione. Io grazie al mio impegno e al lavoro dei miei genitori ho una agenzia che si occupa di distribuzione e sono felice, penso con infinita pena a chi vive in condizioni precarie ma non mi sento di condannare chi non vuole vedersi i marciapiedi ingombrati da rifiuti e le strade stracolme di mendicanti che a ogni passo ti fermano».
This post was published on Dic 1, 2014 22:01
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